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Giordano Bruno: le libertà inviolabili

Sul pensiero del grande domenicano, inquadrabile nel naturalismo rinascimentale, ha relazionato il dott. Giovanni Milazzo, studioso di filosofia etica

Relatore: Dott. Giovanni Milazzo

Immagine riferita a: Giordano Bruno: le libertà inviolabiliImmagine riferita a: Giordano Bruno: le libertà inviolabiliLe diverse tradizioni filosofiche, dal materialismo antico al copernicanesimo, ruotavano in Giordano Bruno intorno all’idea di 'infinito' fatto da molteplici mondi.

Gli studi filologici hanno accertato l’origine religiosa della parola e del concetto di Rinascimento.-E’ la rinascita, la seconda rinascita dell’uomo nuovo di cui parla il Vangelo di Giovanni.-Rinascita come rinnovamento, ma non è più il transumanarsi, il vivere il solo rapporto con Dio, ma il rinnovarsi dell’uomo nei suoi poteri umani, nei suoi rapporti con gli altri, con il mondo, con Dio.-Dio non è escluso, anzi è considerato come la condizione prima del rinnovamento, ma esso non esaurisce la rinascita.-Questa comprende l’intero mondo dell’uomo, la sua attività pratica, la sua arte la sua poesia, la sua vita associata, le discipline, il suo raziocinio, la ricerca, cose che lo rendono un diverso, rendendolo simile a Dio, restituendogli la condizione da cui era caduto.-Qui il significato religioso e mondano di rinascita si identificano.-Il termine ultimo della nascita è l’uomo stesso.-Lo strumento fondamentale è il ritorno agli antichi inteso come ritorno ai principi: concetto neo-platonico (vedi Bruno - Campanella – Pico e M. Ficino). -Dirà Machiavelli che 'la riduzione ai principi' è il solo modo con cui le comunità possono muoversi e sfuggire alla decadenza. Ma se nel neo-platonismo antico il principio era Dio, ora nel Rinascimento assume il carattere umano, storico, secondo cui il principio non è solo Dio, ma l’origine terrena dell’uomo e la sua felicità (Pico).-Il rapporto del ritorno alla antichità classica porta alla conclusione della trascendenza di Dio, accentuando il distacco tra uomo e Dio, il carattere originale del primo e l’irriducibilità di esso a qualsiasi altro essere superiore ed inferiore.-L’uomo, con la sua funzione di 'copula del mondo', è nodo della creazione.-Ne discende la libertà umana e la discussione intorno ad essa con l’ordine provvidenziale del mondo.-Si comprende – semplificando al massimo – come prende autonomia l’indagine scientifica fondata sull’osservazione e l’esperimento.-Affermava Galileo che l’esperimento non è solo enunciazione, né propanazione, né fase di idee.-Affermazione, quindi, dell’autonomia, dell’esperienza sensibile che si connette alle cose cui interagisce l’uomo.-Il Rinascimento si può dire che ha posto le condizioni necessarie per lo sviluppo dell’indagine sperimentale della natura:

1)l’uomo non è ospite provvisorio della natura, ma un essere naturale lui stesso che nella natura ha la sua patria;-l’uomo, come essere naturale ha sia interesse, sia la capacità di conoscere la natura-la natura può essere interrogata e compresa solo con gli strumenti che essa stessa fornisce all’uomo.-Badate che la concezione generale era quella di leggere, dominare la natura nella dinamica di causalità degli eventi e tale concetto fu fatto proprio dall’analisi scientifica.-Non meravigliamoci se il Rinascimento abbia portato alla luce anche la magia tanto coltivata dal Bruno che fu concausa dei suoi guai,  che contribuì a determinare il carattere attivo ed operativo della scienza moderna, consistente nel dominare ed asservire le forze naturali per volgerle al servizio dell’uomo.-Con Leonardo, Copernico e Galileo viene elaborato il pitagorismo: la natura è scritta in caratteri matematici ed il linguaggio proprio della scienza è quello della matematica.-Se scendiamo giù giù, anche nella 'Vita Nuova' di Dante e nella stessa Commedia, vengono enunciati i presupposti propri del rinnovamento mediante il quale il divino poeta è stato capace di poetare in 'dolce stil nuovo'.-

RINASCIMENTO E POLITICA

L’umanesimo rinascimentale non prescinde dall’esigenza di rinnovamento politico.-Si vuole rinnovare l’uomo non soltanto nella sua individualità, ma anche nella sua vita associata, si intraprende, perciò, una analisi della comunità politica per scoprirne il fondamento e riportare a tale fondamento le forme storiche di essa.-Il ritorno alle origini è la parola d’ordine del rinnovamento: da un lato il ritorno di una comunità, paese o nazione determinata a quelle origini dalle quali trarre nuova forza e vigore; dall’altro riassestamento e riorganizzazione della comunità sulle sue basi naturali.-Storicismo e giusnaturalismo sono due aspetti in cui si concreta la volontà politica e rinnovatrice del Rinascimento.  Il primo si rifà al platonismo che ha perduto il suo carattere teologico, il secondo aspetto trova la sue radici nella dottrina del diritto naturale, base di ogni comunità umana (vedi Machiavelli ne 'Il Principe' e nei 'Discorsi sopra la prima decade di Tito Livio').-

RINASCIMENTO – PLATONISMO E ARISTOTELISMO

Platonismo ed aristotelismo, correnti fondamentali del pensiero scolastico, si ritrovano, altresì, nel 400’ e nel 500’, ma entrambi vengono ricondotti alle loro fonti originali ed assunti nella loro originalità storica come mezzo di rinnovamento dell’uomo e del mondo.- Entrambe le correnti partono dal presupposto e dalla necessità di liberarsi dai limiti della scolastica.-I Platonici pongono in primo piano l’esigenza della rinascita religiosa e vedono in tale dottrina la sintesi del pensiero religioso dell’antichità come base del rinnovamento.-Gli aristotelici, invece, tendono alla rinascita dell’attività speculativa libera e della rigorosa ricerca naturalistica.-Dirà Cusano che questa ricerca è graduale e per gradi successivi si arriva alla conoscenza, questi gradi sono finiti e la verità sfugge sempre allo sforzo diretto della conoscenza (Dotta Ignoranza).

RINASCIMENTO E RIFORMA

Se il rinascimento è ritorno dell’uomo alle sue originali possibilità,  è anche rinnovamento della vita religiosa, con il ritorno alle origini di essa.-Non alla teologia greco-orientale,  ma alla parola di Cristo, con la nascita totale dell’uomo che la predicazione di Cristo aveva annunziato attraverso i Vangeli.-La parola di Dio rivelata non solo ai dotti, ma a tutti gli uomini, non si vuole riformare la dottrina, ma la vita.-Precursore della Riforma fu Erasmo da Rotterdam (1446-1536), massimo esponente Martin Lutero (1483-1546).-Questi, rifacendosi al Vangelo, impugna l’intera tradizione ecclesiastica e nega l’intera opera e funzione della Chiesa che, nel corso dei secoli, aveva accumulato il patrimonio delle verità fondamentali del cattolicesimo: 'Io grido Vangelo, Vangelo' ed essi rispondevano 'tradizione, tradizione'.-Fatte sue le parole paoline 'il giusto vivrà per la sua fede', Lutero annunzia la 'giustificazione per mezzo della fede' che significa abbandono totale in Dio.-Contro gli effetti devastanti della preposizione di Lutero, la Chiesa reagisce con la Controriforma che si identifica con il Concilio di Trento (1545-1563).-La Chiesa viene riformata sotto l’influsso delle circostanze storiche con il ritorno al pensiero dei Padri, la valorizzazione delle tradizioni, delle dottrine, dei riti che si erano consolidati nel tempo.-Si fissarono i punti fondamentali della fede, nacquero le gerarchie e l’esigenze di proselitismo.-Si affermarono il diritto della Chiesa dell’interpretazione dei testi sacri e di essere intermediaria fra Dio e gli uomini e si affermò l’infallibilità del Papa.-Rappresentante della Controriforma fu il gesuita Roberto Bellarmino che, come consultore del S. Uffizio, prese parte al processo contro Giordano Bruno nel 1559 ed al 1° processo contro Galileo Galilei nel 1616.-Quanto detto è necessario per compenetrare il pensiero e la vita di Giordano Bruno.-Se vogliamo avere un’immagine perfetta, sintetica, globale dei travagli e del pensiero rinascimentale e bruniano, possiamo affidarci alla immagine fotografica della grande opera del Botticelli: 'La primavera'.-Venere è il vero centro con in grembo la vita che si forma e si trasforma, è 'l’anima mundi'.-Nel processo alchemico, (l’alchimia fu tanto praticata dal Bruno) Venere rappresenta l’atanor, la sacra fornace del 'solve et coagula'.-'Ha – tanur' in ebraico vuol dire fornace.-In alchimia è il fornello in cui vengono fusi i metalli, luogo e strumento di purificazione spirituale.-'La Primavera' è il manifesto del Rinascimento in uno con il pensiero del nolano.

BIOGRAFIA

Nacque a Nola (NA) nel 1548.-A 15 anni entra nel convento dei Dominicani di Napoli dove, da subito, mostra qualità di ingegno. -Insomma, era quel che si dice un ragazzo prodigio.-Già a 18 anni emergono i suoi dubbi sulle verità rivelate e si pone in urto con l’ambiente religioso.-Nel 1572 prende gli ordini religiosi assumendo il nome di Giordano.-Da subito manifesta i suoi dubbi e venne aperto contro di lui un procedimento per 'deviazione eretica'.-Dato l’ambiente ostile, viene accolto a Roma presso il convento di S. Maria sopra Minerva ed assoggettato ad un altro processo con tantissimi capi di accusa, compreso quello di avere ucciso e gettato nel Tevere un altro monaco.-Lasciata Roma, si reca a Noli, in provincia di Savona, dove rimane per alcuni mesi, impartendo lezioni di grammatica.-Passa a Savona, Venezia, Padova, Bergamo (1577-78).-Nel 1579 è a Ginevra dove si converte al Calvinismo.-Da Ginevra, raggiunge Lione e Tolosa dove ottiene la cattedra di filosofia.-Da Tolosa passa a Parigi (1581) dove non potendo insegnare all’università, per avere abbandonato l’abito monacale, sopravvive manifestando il suo pensiero in pubbliche conferenze.- A Parigi pubblica il 'De Umbris Idearum' un’opera sull’arte della memoria o mnemotecnica sotto l’influenza del Lullismo (Raimondo Lullo 1232-1316) e la commedia 'Il Candelaio' opera in 5 atti da cui emerge il dispregio per il mondo accademico del tempo.-Nel 1583 è in Inghilterra, dove trova un’atmosfera favorevole ed a Oxford ove lavora moltissimo.-Attaccato per avere esposto le sue teorie copernicane e per le sue critiche al sistema di Aristotele, viene costretto a lasciare Oxford per Londra dove compone i famosi dialoghi 'De  infinito, universo e mundi' con cui confuta e respinge le teorie aristoteliche di un cosmo chiuso, il dogma della trinità, ridicolizzando con sarcasmo le tradizioni di Roma  e della cattolicità tutta.-Ritorna a Parigi (1585), sfida gli aristotelici presso il Collegio di Cambrai ed accusato di plagio, va via dalla Francia, odiato dagli accademici.-Si reca in Germania lo stesso anno e passa da Wittemberg dopo essere stato prima a Marburgo.- Nel 1588 è a Praga, nel 1589 a Helmestedt, nel 1590 a Francoforte e Zurigo.-In questi anni in cui viaggia per l’Europa centrale ed orientale, compone molte delle sue opere su argomenti di filosofia, teologia, cosmologia, fisica, magia ed arte della memoria.-Il suo pensiero monistico lo ha consacrato alla storia come precursore del materialismo dialettico, anticipando Heghl e Schopenhauer lo definì insieme a Kant e Spinoza 'un vero genio'.-Nel 1591 rientra in Italia, Padova e nel marzo del 1592, si reca a Venezia su invito del nobile Giovanni Mocenico che si aspetta di essere edotto nell’arte della memoria.-Questi non riuscendo, però, a conseguire quella capacità che riteneva il Bruno possedesse e ritenendo che gli nascondesse i principi della magia, lo denunzia all’Inquisizione e, spinto dal suo confessore, lo fa arrestare il 23 maggio 1952.-L’intolleranza ha vinto!-Su richiesta dell’Inquisizione, viene trasferito a Roma e rimane in carcere per sette lunghi anni, ove invano viene invitato a ritrattare in cambio della libertà e ove subisce torture di ogni genere, senza vedere alcuno, non gli è consentito neppure leggere e scrivere.-A Roma subisce un lungo processo e lo studio delle sue opere viene affidato al cardinale gesuita Roberto Bellarmino che, alla fine, formula ben otto capi d’accusa notificati a Bruno.-Con fermezza, non fiaccato dalla lunga a dura detenzione, confuta le imputazioni, mostrando carattere altero e inflessibile, praticante dell’espressione  'flangar non flector' (mi spezzo ma non mi piego'.-Cito le sue testuali parole: 'Mai deve valere, come argomento, l’autorità di qualsiasi uomo per eccellente ed illustre che sia.  E’ oltremodo ingiusto piegare il proprio sentimento ad una riverenza sottomessa ad altri'.-Nell’ultima udienza, quando capisce che il suo destino è già segnato, accetta  l’ineruttabile, consapevole che la sua vita, la sua esistenza e la sua morte nulla erano di fronte alla grandezza di quanto percepiva intorno a lui: Lui miseramente finito di fronte all’infinito.-Non era superbo, ma la sua alterigia derivava dalla sua umiltà, dai suoi limiti dinanzi alla grandezza del creato, di fronte all’immensità di quanto percepiva e captava con la mente, conscio della propria umana insignificanza.-Ma concludiamo la breve biografia del nolano.-Il 20 gennaio del 600’, su ordine di Clemente VIII, viene consegnato al potere secolare perchè riconosciuto eretico impenitente.-Alla lettura della sentenza risponde: 'Forse voi che pronunziate questa sentenza avete più paura di me che la subisco'.-All’alba del 17 febbraio del 1600, viene condotto a Campo dei Fiori, ove è allestita la pira.Sono presenti nove cardinali ed è scortato da una compagnia di frati che, intonando preghiere, lo esortano a ritrattare fino all’ultimo momento.-Non può proferire parole, alla sua lingua viene applicata la 'mordacchia', una sorta di museruola con un chiodo ricurvo per impedire ogni movimento della bocca.-E’ nudo, anche la dignità umana sacrilicamente è violata!-Si accende il rogo e muore fra le fiamme 'per non effondere il sangue' tra atroci sofferenze.-Le ceneri sparse nelle acque del Tevere, per non lasciare tracce e reliquie che possano accendere le non sopite passioni anticlericali.-Vana e stolta speranza!-Vengono in mente le parole di Tertulliano: '…è diritto umano e di natura che a ciascuno sia consentito di venerare ciò in cui crede. La religione non può essere nociva all’altro'.-E aggiunge Lattanzio: 'si difende la religione morendo per essa, non uccidendo in suo nome'.-Quante atrocità in nome della religione!-Il rogo venne acceso da intolleranza, menzogna, ipocrisia, ignoranza, fanatismo, pregiudizio, superstizioni, impostura, soverchieria, presunzione e tirannide.Avendo ora esposto le note biografiche vediamo il pensiero e la speculazione filosofica bruniana.Tutte le sue opere, molte delle quali andarono perdute, denotano i molteplici interessi del nolano ed hanno una nota fondamentale in comune: l’amore per la vita nella sua potenza dionisiaca, nella sua infinita espansione (ricordate la Primavera di Botticelli, cui abbiamo accennato).Questo amore per la vita gli rese insopportabile il chiostro che egli chiamo 'prigione angusta e nera'.Nutrì un odio contro gli accademici e gli aristotelici che facevano della cultura una pura esercitazione libresca e distoglievano lo sguardo dalla natura e dalla vita.L’amore della vita lo spinse a rappresentare ne 'Il Candelaio', con vivido e spregiudicato realismo, l’ambiente napoletano, con i suoi pedanti ciarlatani, creduloni e puttane, dove imbroglioni ed imbrogliati si ingravidano a vicenda, con un compiacimento esasperato della trivialità e della miseria morale, non solo dei vicoli e delle piazze (ma anche del Convento di S. Domenico Maggiore), che si dispiega con l’attaccamento alla realtà viva e vissuta, qualunque essa sia.Dall’amore per la vita nasce il suo interesse per la natura che esaltò un impeto lirico e religioso.Per Bruno la natura è tutta vita ed animata e, nell’intendere questa universale animazione, pone il termine più alto del suo filosofare.In questo slancio e nelle intuizioni che svelano l’orizzonte del mondo moderno (Erasmo, Bacone, Vico, Copernico, Galilei, Pico…) è facile comprendere la predilezione della magia che si fonda sul presupposto del pampsichismo universale, per cui si vuole conquistare e soggiogare d’assalto la natura per dominarla come si conquista un essere animato.Da qui anche la predisposizione bruniana per la mnemotecnica o arte lulliana (Beato Raimondo Lullo) che ha la pretesa di impadronirsi del sapere e fare progredire la scienza con una tecnica inventiva, meticolosa e rapida che sopravanza a gran passi la metodica e la lenta ricerca scientifica.Il naturalismo di Bruno è, in realtà,  la religione della natura, impeto lirico, 'raptus mentis', esaltazione, furore eroico.Egli si ritrova meglio nelle invenzioni miracolose e ciarlatanesce che nelle formule di Copernico.L’opera del nolano segue una battuta d’arresto nello sviluppo del materialismo scientifico, ma esprime una forma appassionata e potente d’amore verso la natura che è uno degli aspetti del Rinascimento.Si comprende, così, il suo atteggiamento verso la religione come un insieme di riti e di credenze assurde.Alla religione riconosce l’utilità – egli dice – 'per l’istruzione dei rozzi che danno essere governati', ma ne rifiuta qualsiasi valore.La religione è un insieme di superstizioni contrarie alla vera religione ed alla natura.Essa vuol far credere che è vile e scellerato ciò che pare eccellente alla ragione, che la natura e la divinità non hanno lo stesso fine, la giustizia naturale e divina sono contrarie, che la filosofia e la magia sono pazzie, che ogni atto eroico è vigliaccheria e l’ignoranza sia la più bella scienza del mondo.-Questi sulla religione sono concetti contenuti e sviluppati nello 'Spaccio della bestia trionfante', nella 'Cabala del cavallo alato' e nell’ 'Asino cillenico'.-Opere nelle quali la satira anticristiana assumi toni dissacratori feroci.-La sua opera di demolizione non è solo contro il cattolicesimo, ma anche contro la chiesa riformata che aveva frequentato a Ginevra, in Francia, in Inghilterra ed in Germania, considerate fautrici di divisioni, scismi e guerre fra popoli.-Il nolano a proposito di religione aveva ragione!-Non gli interessa la speculazione teologica, ma quella naturalistica.-Partendo dal principio neoplatonico della trascendenza di Dio, respinge la divinità fuori dal raggio della sua indagine.-Dio al di sopra della 'sfera della nostra intelligenza' e non si deve tentare di conoscerlo.-Dio, oggetto della filosofia, non è sostanza trascendente, di cui parla la rivelazione, ma è natura stessa, nella sua immanenza.-Dio-Natura causa del mondo che costruisce le cose, 'anima mundi', principio del creato, artefice interno della natura ed operando nella natura non si moltiplica con il moltiplicarsi della cosa prodotta.-La natura è infinita, come infinito è l’universo e la infinità accende l’impeto lirico di Bruno.-Alla infinità sono dedicate la 'Cena delle Ceneri' ed il 'De Infinito, Universo e Mundi'.

RAPPORTO TRA INFINITO E MONDO

Da quanto detto in maniera molto sintetica e – perdonatemi- superficiale, si può determinare il carattere fantastico della speculazione bruniana, che ha le sue radici nella volontà di aprire davanti all’uomo ampie prospettive e di proiettarlo, al di là di ogni chiuso e limitato orizzonte, la vitalità che il filosofo sente in se stesso.-Per il nolano filosofare significa lottare contro i limiti e le angustie che stringono l’uomo da ogni parte ed ha una visione del mondo per la quale esso non sia più un limite ma esso mondo sia dominio nella sua espansione.-Il 'De Umbris', enumerando i gradi dell’ascesa mistica di Plotino, ne aggiunge due di suo: la trasformazione di se stesso nella realtà e la trasformazione della realtà in se stessi.-Dunque, l’uomo si identifica con la res, la realtà, la natura.-Come può l’uomo identificarsi con l’infinito?-Egli dice mediante 'contractio mentis', mediante la quale le attività umane si concentrano e si uniscono, rendendosi edotte a comprendere tutto, unione intima con la natura nella sua sostanziale unità. Questo è il significato del mito di Atteone, esposto negli Eroici Furori: Atteone giunge a contemplare Diana ignuda, viene trasformato in cervo a da cacciatore, era divenuto cacciato dai suoi stessi cani. Atteone è il simbolo dell’anima umana che, andando alla ricerca della natura, la contempla e diventa esso stesso natura.-Il termine più alto del pensiero bruniano non è l’estasi mistica, il ricongiungimento con Dio, ma la visione della natura nella sua unità.-Bruno apprezza ed esalta nella condizione umana tutto ciò ch spinge l’uomo ad adeguarsi alla natura di Dio.-Nell’età dell’oro, quando l’uomo viveva in ozio, non era più virtuoso delle bestie e forse era anche più stupido di esse.-La povertà, la necessità, le difficoltà hanno acuito il suo ingegno, gli hanno fatto inventare le industrie e scoprire le arti ed hanno spinto l’intelletto umano e nuove e meravigliose invenzioni.-Solo così l’uomo si conserva ed è veramente 'Dio della natura'.-Ma ciò che esalta e divinizza l’uomo è l’ 'eroico furore', impeto razionale per il quale l’uomo, che ha appreso il bene ed il bello, si disinteressa di ciò che prima lo teneva avvinto.-La potenza intellettiva dell’uomo non si appaga di una cosa finita e tende alla fonte stessa della sua sostanza, che è l’infinito della natura e di Dio.-Qui è la più alta dignità dell’uomo che non è inghiottito e reso nullo dall’infinito naturale, ma può comprenderlo, farlo suo e riconoscere in esso il segno più certo della sua natura divina.

IL MONUMENTO

Le vicende che portarono all’edificazione del monumento sono abbastanza note.-L’idea venne partorita da un gruppo di studenti universitari già 13 anni prima, ma le condizioni  socio-politiche erano ostili (1873).Nonostante generici pareri favorevoli, la realizzazione veniva procrastinata fino a quando con il governo Crispi non se ne concretizzò l’idea.Erano anni di radicalizzazione dei rapporti fra Vaticano ed il mondo laico e liberale e la Massoneria veniva dipinta a tinte fosche.In quei giorni ed in quegli anni precedenti all’innalzamento del monumento al nolano, in verità, la lotta si era radicalizzata alquanto.Da una parte la Chiesa e dall’altra quelle forze non riuscirono a dare il meglio di se, dando spettacoli inquietanti.Dopo l’unificazione, la figura e l’opera di Bruno vennero strumentalizzati da gruppi laicisti, dei quali la Massoneria assunse la leadership per favorire la cementazione della politica della nazione, scegliendo la via della polarizzazione anticlericale che ottenne l’effetto contrario a quello desiderato.Il monumento per  Papa Leone XIII era 'sacrilegium facinus…bellum atrox cum Pontificatu'.C’erano ragioni di natura teologica-religiosa, di ordine politico-sociale per cui la Chiesa mobilitò tutte le sue forze, fra l’altro, l’innalzamento del monumento avveniva durante la celebrazione dell’Anno Santo. Non dimentichiamo che la ferita dalla perdita del potere temporale era dolorosa e non si era ancora rimarginata.Era necessario sollecitare l’emotività dei credenti con la rievocazione delle misure più odiose prese dall’autorità civile e con le manifestazioni di piazza più scomposte fatte fin sotto le finestre del palazzo apostolico.D’altra parte, lo stesso Papa Leone XIII – per la verità – rispetto all’intransigenza del clero, sopra di cui si elevava intellettualmente, in più di una circostanza, più che la condanna auspicava un ravvedimento.Dobbiamo anche dire e citare episodi eclatanti nel contesto di contrapposizioni in cui sorse il monumento bruniano.Il primo grave incidente avvenne sul Ponte S. Angelo dove, nella notte tra il 12 ed il 13 luglio 1881, il corteo funebre della salma di Pio IX, trasportato al Verano, in San Lorenzo, veniva irrispettosamente attaccato nel tentativo di gettare le spoglie mortali del Papa nel Tevere.-Quanta similitudine con la pagina nera di Piazzale Loreto!-La manifestazione fu addebitata alla Massoneria che non disdegnò la paternità.Il secondo episodio fu la manifestazione di Pentecoste (1881) in cui le forze ostili alla Chiesa convogliarono tutte le loro energie e le capacità organizzative del laicismo, non controllando, nel nome del patriottismo, una folla rumorosa e non del tutto composta. La propaganda, con frange irreligiose, finì per distruggere con la destra ciò che cercava di unificare la sinistra.La Chiesa nella sua struttura pastorale e rigidamente gerarchica mancò di serenità critica, affidandosi, tra l’altro, a mistificatori della cattolicità e si espose alla figuraccia del 1887 delle note vicende che avevano per attore l’ineffabile Leo Taxil, caposcuola degli imbroglioni.-L’errore comune consistette nel credere che tutto il male fosse nell’altro e che fra le proprie mura tutto fosse perfetto, giusto e bello.-Sotto molti punti di vista, negli aspetti positivi e negativi le antitetiche posizioni, con le relative manifestazioni, risultano oggi serenamente uguali e contrarie.- Si capì e si comprende oggi che è necessario il 'mea culpa', che la contrapposizione era ed è una via senza uscita, nonostante i tentativi di dialogo (Padre Esposito, Padre Caprile), molta strada ancora deve essere fatta e così, come per Galileo, è auspicato un 'requiem' che parta dalle gerarchie della Chiesa verso Bruno, ricordando che il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe e dei credenti tutti non ha assolutamente esaurito la sua bontà nei confronti di Giordano Bruno e di tutti i peccatori, nessuno escluso.-Allora, tra polemiche accese, il monumento venne inaugurato finalmente il 9 giugno 1889.-Agli studenti era seguito un Comitato di cui, fra gli altri, aveva fatto parte Victor Ugo.Fallì il tentativo di attuare la 'damnatio memoriae' della Chiesa.L’Avv. Luigi Basso, parlando a nome del Comitato Organizzatore del monumento disse: 'Roma da 25 secoli rispetta ed onora ciò che è grande!'.-Il monumento all’'Apostolo dell’Avvenire' fu ideato e realizzato da    Ettore Ferrari che presentò il primo progetto della statua raffigurante il filosofo con il dito indice, in segno di sfida rivolto verso la sede dell’Inquisizione.- Il bozzetto non venne accettato e la statua è quella del nolano raffigurato con atteggiamento corrucciato e raccolto, mani incrociate 

 

 

Autore Prof-Greco

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Inserito il 16 Febbraio 2018 nella categoria Relazioni svolte