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Gli archetipi e l'interpretazione dei sogni

La manifestazione dell'inconscio secondo Freud e Jung nella dotta relazione del dott. Mario Gulli

Relatore: Dott. Mario Gulli - psicoanalista junghiano

 L’ANALISI DEI SOGNI E GLI ARCHETIPI

Immagine riferita a: Gli archetipi e l'interpretazione dei sogniLa psicoanalisi ha da sempre dato grande importanza ai sogni, considerandoli come una manifestazione dell’inconscio; il modo di approcciarsi ad essi di Freud e Jung è, però, sostanzialmente diverso.Freud utilizzava il termine 'Interpretazione dei sogni', che per inciso è il titolo del suo libro considerato come l’inizio della Psicoanalisi, Jung 'Analisi dei sogni' (Titolo di un seminario tenuto per anni dal maestro zurighese), la differenza non è solo terminologica ma strutturale, per utilizzare una metafora, se incontri un freudiano ti chiede da dove vieni, uno junghiano dove vai. L’interpretazione dei sogni per Freud è un processo retrogrado che deve risalire ad una pulsione o desiderio repressi mira ad esplicitare il senso latente e mettere in luce il conflitto difensivo.

Dal contenuto manifesto si deve risalire, in Freud, a quello latente attraverso le libere associazioni: il sogno va decriptato. Esistono dei meccanismi che lo rendono incomprensibile, i cosiddetti meccanismi di difesa. L’inconscio è formato principalmente da materiale rimosso, da desideri infantili sessuali rimossi legati a temi definiti (Edipo, scena primaria etc…) che si cerca di fare emergere in analisi, anche utilizzando interpretazioni legate alla figura dell’analista, il cosiddetto transfert, quindi spesso i sogni vengono interpretati legandoli a questo, personaggi umani o anche animali o oggetti vengono interpretati come raffigurazioni mascherate dell’analista.

Jung, invece, considera il sogno come un’autorappresentazione spontanea della situazione attuale dell’inconscio espressa in forma simbolica: 'Il sogno è la sua propria interpretazione (Talmud)', non nasconde, insegna, come una parabola, siamo noi che non riusciamo a coglierne il messaggio, non il messaggio che è volutamente distorto e reso incomprensibile; davanti ad un sogno non bisogna comportarsi come un poliziotto ma come un filologo, un archeologo. Non va svelato ma analizzato. È un fenomeno della natura, la vita si specchia nel sogno che la modella. Immagine riferita a: Gli archetipi e l'interpretazione dei sogniIl sogno è decentrato rispetto all’Io, è autonomo, può rappresentare anche pensieri non ancora coscienti, non solo quelli rimossi o che sono stati comunque investiti da meccanismi di difesa, come in Freud.

In Jung i sogni possono avere un senso compensatorio o finalistico:

1) compensatorio, assume una funzione di controllo ed equilibrazione dell’attività immaginativa cosciente e dell’atteggiamento cosciente in generale; l’inconscio ha una funzione equilibratrice, rettifica la situazione (sia nelle dinamiche tra conscio e inconscio che nelle dinamiche intrapsichiche), Sant’Agostino ringraziava di non essere responsabile dei suoi sogni davanti a Dio.

2) finalistico, il sogno dà indicazioni sia prognostiche che teleologiche.

Per analizzare un sogno bisogna conoscere la situazione della coscienza, e tenere conto dei sogni precedenti, Jung dava grande peso alle serie di sogni, più che al singolo sogno (eccetto quelli che lui chiamava grandi sogni come vedremo in seguito) e il mutamento di un’immagine onirica rappresenta il mutamento della situazione psichica.

I sogni, in Jung, possono essere letti oggettivamente o soggettivamente, quando si fa un’analisi al livello del soggetto tutte le figure del sogno sono tratti personificati della personalità del soggetto che sogna (in una chiave simbolica e archetipica); quella oggettiva è legata a persone reali, a situazioni della vita reale, è legata ad un adattamento al mondo. Si propende per un’interpretazione oggettiva se la persona che appare nel sogno ha un interesse vitale per il sognatore. Ad esempio un uomo:

' sogno di vedere mia madre in acqua che sta annegando, non faccio niente per salvarla'.

Oppure 'sogno di vedere una donna in acqua che sta annegando, non faccio niente per salvarla'.

Nel primo caso verosimilmente ha senso una lettura oggettiva legata al rapporto reale con la madre, nel secondo è più indicata una lettura soggettiva legata al femminile o all’archetipo dell’Anima.

Come accennato Jung distingue Grandi sogni (Ota) e piccoli sogni, nei grandi sogni un problema umano, trascurato a livello soggettivo, penetra nella coscienza a livello oggettivo, sono sogni archetipici.

Tra l’altro nei sogni si esplicita il processo di individuazione, uno dei capisaldi della teoresi junghiana, ovvero il processo evolutivo della personalità, che ha come fine il 'diventa ciò che sei', il raggiungere un equilibrio tra conscio e inconscio, il creare un asse Io-Sé, tra le varie parti della psiche, tra mondo interiore ed esterno; il sogno media, quindi, tra processo di individuazione e valori collettivi.

Una tecnica caratteristica dell’analisi dei sogni junghiana è l’amplificazione, Jung utilizza l’immagine della circumambulatio, un aggirarsi amplificatorio, collegare le immagini del sogno ad altri canoni simbolici quali alchimia, miti, fiabe. Ciò avviene partendo dal presupposto che abbiamo tutti un inconscio collettivo, comune a tutta l’umanità, formato da archetipi (irrappresentabili) che si manifestano, attraverso immagini archetipiche (che sono infinite), nei sogni, nelle fiabe, nei deliri o allucinazioni, nei miti, e in altri fenomeni. L’inconscio ha quindi per Jung una parte personale ed una collettiva.

Il concetto di archetipo è stato già utilizzato da vari filosofi, Filone d’Alessandria, Ireneo, Dionigi l’Areopagita, o l’Eidos platonico ma Jung dà una dimostrazione empirica della loro esistenza attraverso la pratica clinica.

I concetti di archetipo e inconscio collettivo costituiscono il nucleo centrale della concezione junghiana della realtà psichica, gli archetipi sono una forma preesistente, una possibilità ereditata di rappresentazione, dei modelli comportamentali istintuali che danno forma a certi contenuti psichici dirigendo l’attività immaginativa lungo i canali da essi prestabiliti. Non sono determinati dal punto di vista del contenuto, una sorta di facultas praeformandi.

Gli archetipi sono complessi di esperienze che sopravvengono fatalmente, e il cui effetto si fa sentire nella nostra vita più personale; quando emergono vanno integrati nella coscienza con un processo dialettico, un confronto, che è alla base del processo di individuazione, che si può considerare una pulsione archetipica.

Schematicamente il processo di integrazione degli archetipi, quindi il processo di individuazione, segue queste fasi (non necessariamente in quest’ordine):

1)    Contatto e integrazione dell’archetipo della Persona (maschera in latino) ovvero l’immagine legata al collettivo che è diversa dal reale modo di essere, durante l’inizio dell’età adulta è utile per integrarsi nel collettivo, più avanti va messa in discussione per entrare in contatto con le parti più profonde e vere della nostra psiche.

2)    L’Ombra, ovvero le parti che non accettiamo di noi ma anche le ombre collettive, legate al bene al male, e agli istinti più terreni ( soldi, sesso, potere etc…), l’obiettivo non è eliminarli ma accettarli e gestirli.

3)    Animus-Anima, la parte psichica inconscia contro sessuale, l’uomo deve integrare le proprie parti femminili ( legate a emotività, sensibilità, accudimento, simbolicamente la funzione legata all’Eros); la donna le parti maschili (razionalità, forza, simbolicamente la funzione Logos), se a livello cosciente non si dà sufficiente spazio a tali aspetti rischiano di irrompere dall’inconscio in modo incontrollabile.

4)    Il Sé, l’archetipo della totalità, che si esprime con figure geometriche ( i mandala) o immagini legate a Vecchio Saggio, o immagini divine. L’integrazione di questo archetipo rappresenta la fine dell’analisi e del percorso individuativo, che è giusto sottolinearlo, non è per sempre, ma è un processo che dura tutta la vita.

Autore Prof-Greco

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Inserito il 19 Dicembre 2014 nella categoria Relazioni svolte