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Antonino Tobia ha celebrato la Giornata dell'olocausto

Una vivace e sentita partecipazione di pubblico ha animato la commemorazione. La relazione è stata preceduta da una proiezione organizzata dal dott. Giorgio Cannata

Relatore: Prof. Antonino Tobia

Le insidie del negazionismo

Il negazionismo dell’Olocausto è una manipolazione degli eventi storici perpetrata per scopi politici. Il suo principale obiettivo è la negazione della veridicità dell’Olocausto, ossia del genocidio degli ebrei da parte della Germania nazista. Secondo tale teoria, l’Olocausto sarebbe una gigantesca messinscena, funzionale alla demonizzazione della Germania, alle politiche di circoli ebraici mondiali e alla creazione e difesa dello Stato d’Israele. I negazionisti contrabbandano i loro indegni scopi attraverso una forzatura semantica, con una metatesi non formale ma sostanziale. Essi pongono sullo stesso piano la loro attività con la ricerca dello storico revisionista. Per tale motivo, l’uso che i negazionisti fanno del termine "revisionismo" viene contestato dalla comunità scientifica, che in questo tentativo vi leggono la subdola volontà di occultare, di minimizzare fatti acquisiti, fino a negare la veridicità storica della Shoah. Nella Germania nazista, la genesi dell’antisemitismo fece leva sul tradizionale antisemitismo religioso, presente da secoli nella coscienza dei popoli europei, fin dai tempi della diaspora del popolo ebreo da Gerusalemme nel 70 d. C., alimentato dall’atteggiamento ostile della Chiesa di Roma e dai decreti persecutori della monarchia aragonese di Ferdinando il Cattolico nel 1492, che ridiedero vita all’Inquisizione. All’elemento religioso la pseudo-scienza aggiunse nell’Ottocento la presunta differenziazione delle razze, con il cosiddetto "razzismo scientifico" adottato dal movimento nazista. Secondo la tesi negazionista, il fascismo internazionale ha adottato l’antisemitismo come pilastro ideologico, perché il sistema economico liberal-capitalista era considerato figlio della cultura ebraica e della sua tendenza ad accumulare ricchezza con metodi di usura, condannati per tanto tempo dalla religione cristiana: Dante pone gli usurai nell’Inferno. Secondo la corrente del negazionismo, chi afferma la veridicità della Shoah è di fatto condizionato dal mito dell’imperialismo di destra, tipico della società statunitense, oppure dal capitalismo di stato proprio dei paesi a regime comunista. Nazifascismo e comunismo sono stati da sempre alleati nella persecuzione del popolo ebreo.

Negli anni cinquanta il negazionismo aveva cominciato a diffondere una tesi diversiva circa lo scoppio della Seconda guerra mondiale: sarebbe stato il cosiddetto "ebraismo mondiale" a dichiarare guerra alla Germania nel 1933; Hitler si sarebbe limitato a difendersi dall’attacco delle nazioni plutocratiche, che trovavano nella potenza economica degli ebrei il varco adatto a penetrare nel cuore del popolo tedesco al fine di sottometterlo.

Le tesi principali dei negazionisti odierni sono che gli ebrei non sono stati sterminati dai nazisti, se non per poche migliaia (sostengono come vera una nota informativa della Croce Rossa Internazionale, che la medesima ha smentito). Gli Ebrei venivano rinchiusi in campi di concentramento e trattati come  prigionieri di guerra. Non c’erano camere a gas per sterminarli, ma apposite costruzioni adibite alla disinfestazione degli indumenti personali. La Shoah è un’abile trovata dei vincitori, per giustificare la costituzione dello Stato di Israele nel dopoguerra e per distogliere l’attenzione sui crimini commessi dagli eserciti e dai governi Alleati. Auschwitz sarebbe quindi una macroscopica truffa e le testimonianze dei sopravvissuti e degli imputati al processo di Norimberga sarebbero in più punti palesemente incongruenti sulla pratica dello sterminio. Anche le immagini riprese dagli americani, che testimoniano le terrificanti condizioni dei prigionieri, si riferirebbero a luoghi e persone abbandonati a se stessi nei campi di concentramento in seguito al ritiro delle forze militari.

Il britannico David Irving è senza dubbio la personalità più conosciuta del movimento negazionista e il membro più influente dell’’Institute for Historical Review (fondato nel 1978 negli Stati Uniti), che pubblica un periodico The Journal of Historical Review. Dello stesso istituto è membro il più noto negazionista italiano Carlo Mattogno.

Nel maggio 1992, durante un raduno in Germania, Irving affermò che la camera a gas fu ricostruita ad Auschwitz ed era 'un falso fabbricato dopo la guerra'. Nel novembre del 2005 fu arrestato in Austria e fu successivamente condannato a tre anni di carcere.

Le medesime tesi sono quelle sostenute  dall’ex professore di critica letteraria all’Università di LioneRobert Faurisson, che è stato soprannominato il 'Papa del revisionismo' per il suo impegno negazionista dell’Olocausto, delle camere a gas, del numero delle vittime della crudeltà nazista. Anche il Diario di Anna Frank per i negazionisti sarebbe un falso usato per fabbricare testimonianze inesistenti.

Il primo processo di Norimberga durò dal novembre del 1945 all’ottobre del 1946 e si concluse con l’impiccagione di 12 gerarchi, tra cui Goering, Ribbentrop, Rosemberg …

Nei diversi processi celebrati a Norimberga, il Tribunale Militare Internazionale non si limitò solo a processare diverse decine di criminali nazisti, ma produsse un’enorme quantità di prove di vario genere. Tremila tonnellate di materiali ed un totale di 92 volumi, pubblicati negli anni che seguirono il dopoguerra, costituiscono tutt’oggi capi di accusa che dimostrano che l’Olocausto fu ed è innegabile. Simon Wiesenthal,[b] nel suo libro Gli assassini sono tra noi, dimostra quanto grande fosse l’interesse dei nazisti nel far sparire i loro documenti, bruciandoli od occultandoli in nascondigli sicuri. In una miniera di sale i soldati dell’esercito statunitense trovarono una mole di documenti, tanto oro e numerose opere d’arte. [/b]

Lo storico tedesco Reimund Schnabel  nel suo libro: Il disonore dell’uomo riporta testimonianze dirette della corrispondenza fra funzionari nazisti SS. Da queste lettere si ricavano elenchi e descrizioni minuziose di capi di vestiario, orologi da polso in oro e non, capelli di donna, portafogli, penne stilografiche, lamette, forbici, valigie e di tutti gli oggetti razziati agli ebrei nei campi di concentramento.

Ai diversi processi di Norimberga furono presentati come prova dei crimini nazisti anche molti film ed un numero considerevole di fotografie, opere di fotoamatori nazisti che avevano ripreso senza nessun pudore, ma semmai con orgoglio, molte delle loro atrocità.

Ai processi di Norimberga nessuno dei personaggi e criminali giudicati negò l’olocausto, quasi tutti si giustificavano che avevano eseguito solo ordini superiori.

Hermann Göring si difese, affermando di non avere avuto alcuna responsabilità per i crimini compiuti dagli altri, dei quali non era a conoscenza.

 Rudolf Höss al processo testimoniò sull’uccisione durante il periodo della guerra di più di un milione di Ebrei nel Campo di sterminio di Birkenau e riconobbe l’esistenza delle camere a gas, e ammise che tanti ebrei erano pronti, per ottenere un prolungamento della loro vita, a prestare il loro aiuto nell’uccisione con il gas dei propri compagni. Il campo di Auschwitz, per l’ambizione a primeggiare di Heinrich Himmler, divenne il più grande impianto di sterminio in massa che mai sia esistito, capace di contenere fino a 30.000 deportati. Nella sua autobiografia, Höss riconobbe lo sterminio degli ebrei e ammise  che era diventato un ingranaggio nella grande macchina di sterminio del Terzo Reich e che aveva solo eseguito ordini superiori.

 Secondo lo storico Carlo Ginzburg,[b] figlio di due ebrei illustri, Leone e Natalia, è inammissibile imporre per legge un limite alla ricerca, sebbene le tesi dei negazionisti siano ignobili dal punto di vista morale e politico. Nessuno storico serio può accettare le loro argomentazioni, né considerarli dei revisionisti. Però i principi della democrazia non possono indietreggiare neppure dinanzi a chi nega una pagina così tragica della storia umana, ne andrebbe compromessa quella libertà di pensiero e di parola, che sono il pilastro della civiltà democratica.[/b]

Chi nega l’olocausto e i crimini ad esso connessi si autoesclude dalla comunità storiografica, perché viene a essere negato uno degli eventi più documentati della storia umana.

Al negazionismo con si deve rispondere solo con le leggi di condanna. Queste non sono sufficienti. Tale triste fenomeno deve essere combattuto conservandone la memoria storica e contrastandolo attraverso l’educazione civile, che trova nella scuola il suo terreno privilegiato.  Antonino Tobia

Autore Prof-Greco

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Parliamo di: olocausto

Inserito il 23 Gennaio 2015 nella categoria Relazioni svolte