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Il trono Ludovisi e il culto di Venere Ericina

L'archeologo Paolo Barresi ha relazionato sul trittico marmoreo conservato nel Museo nazionale romano di palazzo Altemps a Roma

Relatore: Prof. Paolo Barresi - Archeologo

Immagine riferita a: Il trono Ludovisi e il culto di Venere EricinaImmagine riferita a: Il trono Ludovisi e il culto di Venere EricinaImmagine riferita a: Il trono Ludovisi e il culto di Venere EricinaSul Trono Ludovisi si è molto discusso fin dal momento del suo rinvenimento a causa della forma inconsueta e della tipologia del suo rilievo.

La frattura della parte superiore non permette infatti di stabilire con certezza la sua forma originaria e dunque la sua funzione. Alcuni pensano facesse parte del trono di una statua colossale di divinità, forse Venere Ericina

Altri ritengono costituisse la balaustra di una scala, o ancora la parte superiore di un’edicola o di un tempio

Il bassorilievo rappresenta sul davanti una figura femminile vestita di chitone sorretta da due Horai che sorreggono anche un leggero velo che in parte nasconde la scena. 

Sui lati destro e sinistro sono rappresentate due figure sedute su un cuscino: a sinistra una ragazza nuda (etera-ierodula) che suona il diaulos; a destra una donna (sacerdotessa-sposa) con chitone e mantello rialzato sulla testa che pone in un bruciaprofumi grani di incenso presi da una pisside1.

L’interpretazione più accreditata ritiene che il soggetto rappresenti la nascita di Venere (Afrodite) dalla spuma del mare a Cipro.

Altri studiosi vi vedono piuttosto Persefone che risale sulla terra dal mondo degli Inferi.

L’interpretazione quale nascita di Afrodite resta indubbiamente la più convincente, sia per la presenza delle Horai, sia per il rapporto con le figure dei rilievi laterali che rappresentano gli aspetti sacro e profano dell’essenza del culto di Afrodite.

Molte sono state le ipotesi sulla destinazione dell’opera. Forse era destinata ad arredo di una statua più grande sempre dedicata a Venere.

Alcuni studiosi, in base a considerazioni stilistiche e alle sorprendenti analogie con i celebri pinakes locresi della Mannella, l’hanno indicato come proveniente dal santuario di Afrodite a Locri Epizefiri, in Calabria, in ambiente magno-greco.

Un frammento di pínax, quadretto votivo in terracotta del 470-60 a.C. circa rinvenuto nel tempio di Persefone in contrada Mannella presso Locri e attualmente nel Museo nazionale della Magna Grecia a Reggio Calabria, mostra parte di una figura femminile pressoché identica a una delle due donne rappresentate sui lati del Trono Ludovisi

Autore Prof-Greco

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Parliamo di: venere ericina

Inserito il 23 Febbraio 2024 nella categoria Relazioni svolte