Il dott. Vito Di Bella ha esposto con grande chiarezza, tutto quanto predica la normativa a proposito della sicurezza sul lavoro
Relatore: Dott. Vito Di Bella - ex dirigente ispettorato del lavoro
Il lavoro dell’uomo è dato dalle prestazioni di energie fisiche e intellettuali volte alla produzione o allo scambio di beni e/o servizi.
E’ un valore materiale e morale legato alla persona fisica, alla dignità e alla dimensione sociale della stessa persona. E’ una utilità che comporta fatica, stento e dolore e che produce anche rischi di infortuni e malattie, danni da tutelare con sistemi di sicurezza mirati a preservare la salute e l’integrità psicofisica del lavoratore, oltre che la sua difesa economica.
Il lavoro proprio per il legame che ha con l’essere umano da riguardare e rispettare non può e non deve mai essere considerato una mera merce, condicio spesso non onorata.
E’ una materia che afferisce alla governance di ogni paese, ancorché variamente avvertita e attuata. E’ la peculiare e universale funzione del lavoro umano che accomuna e obbliga tutti ad attivarsi per il suo perseguimento, il suo mantenimento, la sua difesa.
Nei fatti il lavoro è stato percepito nel tempo in rapporto alle differenti influenze ambientali, sociali, culturali, religiose che si sono alternate storicamente.
L’etimologia della parola lavoro è riconducibile alla radice sascritalabh che significa prendere, afferrare e simili.
Anche l’antico verbo greco lambano ha mantenuto significati similari.
Dal verbo latino labi che indica cadere, scivolare, sbagliare deriva il termine labor, nel tardo antico rapportato alla pesantezza e alla fatica del lavoro svolto dagli schiavi.
La religione cristiana ha orientato il concetto di lavoro nel senso di dovere umano e mezzo per guadagnarsi il pane quotidiano. Sono eloquenti le frasi bibliche 'tu uomo ti guadagnerai da magiare con il sudore della fronte' e 'chi non lavora non mangi'.
Nel Medioevo l’idea di lavoro è stata strettamente associata all’immagine della servitù con le sue fatiche obbligate e talora, in una visione etica degli imbonitori del tempo, come mezzo di espiazione di peccati.
Con l’avvento della Rivoluzione industriale e la produzione di massa il lavoro è diventato sempre più importante per lo sviluppo dell’economia e per la costruzione di società forti. Fu Karl Marx a sostenere che il lavoro è la vera fonte della ricchezza e che i lavoratori devono appropriarsi dei mezzi di produzione per ottenere la giusta remunerazione del loro lavoro (la proprietà è un furto).
Oggi il lavoro è accolto da miliardi di persone nel globo quale fonte di certezza economica, di identità personale, di autostima, di dignità, di social escalation. In certi modelli è recepito quale obbligo morale di mantenimento della famiglia, dovere civico per concorrere al benessere sociale; ma anche come strumento speculativo per lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e per l’arricchimento indebito.
Il mondo del diritto e dell’economia riguarda specificatamente il lavoro dell’uomo rivolto a produrre beni e servizi con valore aggiunto, utili allo scambio e idonei a soddisfare i bisogni.
Solo di recente il legislatore ha attenzionato il lavoro familiare e quello del volontariato.
La scienza e la tecnica ne modificano continuamente forme e contenuti, quantità e qualità e creano strumenti sempre più complessi da governare e gestire in sicurezza.
L’introduzione della macchina ha alleggerito la gravosità del lavoro, ma ne ha moltiplicato i rischi ed i conseguenti casi di infortuni.
Ogni giorno i mass media riportano notizie di gravi fatti verificatisi in ambienti di lavoro, uomini e donne che perdono la vita sui cantieri, o imbrigliati fra gli ingranaggi delle macchine, o per ribaltamento dei mezzi di movimentazione all’interno dell’aziendale, o per infortuni in itinere, o per inalazioni venefiche ed altro ancora.
I casi di infortuni mortali nel Paese toccano la media di tre/quattro al giorno e il fenomeno appare inarrestabile: nel 2024 sono stati 1.090 di cui 65 in Sicilia (Trapani 7 casi), su un totale denunciato all’INAIL di infortuni pari a 414.853 e malattie professionali pari a 88.499. Non si conosce la portata degli infortuni non dichiarati nel lavoro nero. I numeri comunque appaiono in crescita rispetto all’anno precedente.
Le tragedie ogni volta indignano la comunità, suscitano proteste, ottengono le assicurazioni politiche del momento non sempre in linea col principio che lo Stato esiste per assicurare il diritto al lavoro sicuro.
Ogni volta il giudizio popolare sommario poggia sempre sulle stesse motivazioni: il datore di lavoro non ha speso per approntare le misure di sicurezza, non ha istruito e messo il proprio dipendente in condizione di lavorare in sicurezza, i tecnici della sicurezza non hanno fatto il loro dovere, il committente si è disinteressato del rispetto delle clausole di sicurezza apposte nel contratto di appalto.
Passato il lampo le reazioni poi magari cadono nel dimenticatoio per assuefazione,salvo a riprendere con la stessa litania al prossimo caso clamoroso.
Probabilmente questo tipo di andazzo socioculturale è una delle ragioni per cui le nuove generazioni danno un valore più disincantato al lavoro tradizionale etichettato, avvertito come sottopagato, non valorizzato e non valido per un serio impegno, fenomeno formulato con la dizione quiet quinting.
La perdita di una vita umana, di un cittadino che lavora per guadagnarsi la vita e non la morte, di una unità che produce benessere sociale, deve far riflettere sul valore della sicurezza sul lavoro, sull’interesse generale che essa ricopre, sul ruolo e sulla responsabilità che ognuno di noi ha per aver fatto, non fatto o taciuto nel sistema che genera o degenera l’infortunistica: mancato approntamento delle misure protettive, prolungamento eccessivo degli orari di lavoro, lavoro nero, caporalato, subappalti a cascata, inquinamento degli ambienti ed altro.
Si suole dire che chi non collabora è complice.
La nostra Costituzione che pone il lavoro a fondamento della Repubblica all’art. 41 recita 'l’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana'. Sancisce dunque il principio della tutela della salute psicofisica del lavoratore ed include l’ambiente quale fattore di rischio.
In Italia la legislazione lavoristica in materia di sicurezza è contenuta nel Dec. Legs. 9/4/2008 n.81 e succ. mod. e int. che riassetta e coordina in un Testo Unico le fonti legislative preesistenti.
Il testo formula il concetto di sicurezza sul lavoro come l’insieme di valutazioni, misure e sistemi di monitoraggio necessari per garantire la protezione della salute e della integrità dei lavoratori e ridurre al minimo possibile i rischi e i pericoli nelle attività svolte all’interno dei luoghi di lavoro. Non è certo pensabile l’azzeramento del rischio nel lavoro poiché non esiste il rischio zero, ma è prevenibile ciò che è prevedibile. Allo scopo è indicativo il Documento di valutazione dei rischi (DVR) imposto dal T.U. all’imprenditore da formulare ancor prima di iniziare l’attività lavorativa e aggiornare nel proseguo. Purtroppo la regola viene troppo spesso ignorata se non aggirata.
Il T.U. amplia il campo di applicazione e lo estende a tutti i settori, a tutte le lavorazioni a rischio, a tutti i lavoratori addetti, indipendentemente dalla natura del loro rapporto con l’impresa. Aggiunge ora ai subordinati i lavoratori autonomi, i familiari collaboratori, i soci lavoratori, i tirocinanti.
Individua sistematicamente e meglio rispetto a prima le figure che intervengono nella sicurezza: il datore di lavoro, il lavoratore, il Servizio di prevenzione e protezione, il medico competente, il committente, ecc. alle quali figure attribuisce specifici compiti e obblighi in relazione ai momenti della programmazione e dell’attuazione dell’opera.
Le Autorità governative tentano periodicamente di trovare soluzioni al fenomeno delle morti bianche, gravano imprese e committenze di ulteriori adempimenti e sanzioni ma non pare riescano ad incidere più di tanto sull’angoscioso fenomeno, anche per la carenza di controlli da parte della P.A. che stenta ad attuare il turnover del personale. Da ultimo la patente a punti decurtabili per tipologie di irregolarità, imposta alle imprese edili e alle altre coinvolte nelle costruzioni (settore a maggiore incidenza di casi mortali), nella prospettiva di mettere fuori mercato le imprese marginali nella sicurezza.
Si è dell’avviso che la sicurezza in ogni sua accezione (lavoro, circolazione stradale, alimentazione, sport, divertimento, ecc.) è una educazione, una cultura che deve muovere dalla scuola la quale deve inculcare negli studenti futuri lavoratori dipendenti e imprenditori la nozione del rischio e della sua prevenzione quali momenti onnipresenti. Un contributo alla scuola in fase operativa, in aggiunta alla docenza opportunamente formata, può essere apportato dal sindacato, da enti paritetici, da consulenti, ecc.
Allo stato dell’arte si vuole che la politica voglia intervenire con l’apporto della scuola sulla problematica della sicurezza sul lavoro a mezzo di un provvedimento parlamentare.
L’educazione alla sicurezzaoltre che dalla scuola deve provenire anche dall’autorità familiare con comportamenti conducenti e con le canoniche prediche'stai attento a te e agli altri', 'non fare più di quanto ti è possibile', ecc. Anche la famiglia puo’ recepire dal figlio formato a scuola.
L’approntamento delle misure per l’incolumità nel lavoro deve essere accettato dall’impresa come un investimento produttivo piuttosto che un mero costo el’infortunio non può passare come un danno collaterale accettabile nel divenire d’impresa. A livello generale deve prevalere il convincimento che il lavoro in sicurezza è una condicio sine qua non per lo sviluppo della civiltà.
La sicurezza sul lavoro per produrre al meglio gli effetti dovuti deve passare necessariamente attraverso una formazione continua rivolta a tutte le parti in causa, formazione mirata ad attivare al meglio professionalità e sicurezza nelle persone occupate o in cerca di lavoro, includendo i soggetti a rischio di esclusione sociale. La formazione e lavoro congiunta all’informazione mirate a prevenire gli infortuni si rende ancor più necessaria oggi che la materia lavoro tende ad essere invasa dall’intelligenza artificiale (IA) dove i software innovativi possono aiutare a ridurre i rischi in situazioni di pericolo laddove non sfuggano al dominio dell’uomo lavoratore.
Oggi si è obbligati a investire sulle competenze che possono essere mantenute solo con la formazione adeguata e il raccordo tra scuola e mondo del lavoro.
L’impalcato della tutela come prospettato nelle sue varie flessioni viene a riguardare ogni cittadino che nei vari momenti della sua vita può assumere il ruolo di soggetto attivo o soggetto passivo, ragion per cui la sicurezza è sempre una priorità umana, sociale e morale permanente per tutti, in specie per il cittadino consapevole che non si vuole rendere complice delle disgraziate morti bianche.
E’ bene rimarcare che la figura del datore di lavoro non coincide necessariamente con quella dell’imprenditore commerciale quanto piuttosto con quella generica del soggetto che dà lavoro a terzi. Infatti assume la posizione di datore di lavoro anche il privato che commette lavori in economia, adibisce personale domestico, organizza manifestazioni con personale, ecc.
In quanto tale il soggetto non viene sgravato degli obblighi di sicurezza in costanza di differenti tipologie di rapporti di lavoro. Anche le prestazioni nell’ambito domestico regolate con il libretto di famiglia, i voucher coperti da assicurazione obbligatoria, non sgravano totalmente di responsabilità il committente per il mancato approntamento delle misure di sicurezza.
Il settore del lavoro domestico retribuito coinvolge 1.576.321 lavoratrici e lavoratori (in prevalenza donne) con un tasso di irregolarità pari al 47,1% (fonte IL SOLE 24 ORE).
Non raramente tanti lavoratori vengono considerati autonomi quando di fatto sono subordinati.
Quando si discute di sicurezza sul lavoro ci si riferisce di norma al lavoro economico e non anche al lavoro domestico svolto senza fine di lucro dai componenti il nucleo familiare.
Il T.U. Sicurezza non regolamenta certo il lavoro svolto all’interno della famiglia. Ma il rispetto di quelle misure di sicurezza risulta pur sempre necessario e utile anche nelle attività casalinghe che presentano parimenti rischi lavorativi ancorché di minore intensità. La sicurezza nei lavori domestici e di cura è in ogni caso benessere.
A questo punto vorrei approfondire la figura operativa del familiare lavoratore all’interno della casa quale soggetto creditore di sicurezza.
Come già accennato, solo da qualche tempo si è presa coscienza del valore sociale del lavoro domestico ed è stata estesa l’assicurazione INAIL contro gli incidenti domestici alle casalinghe e ai casalinghi di età fino a 67 anni compiuti che prestano il loro lavoro con abitualità, volontarietà e gratuità per la cura della propria famiglia. Un traguardo raggiunto con lotte e con il riconoscimento bipartisan di tutte le forze politiche di allora, una linea di arrivo in una società democratica da difendere e migliorare.
Per molti di noi la casa è considerata un luogo protetto e sicuro; eppure le nostre abitazioni possono nascondere insidie che mettono a rischio l’incolumità e il benessere. Basta un attimo, un imprevisto, una distrazione per trovarsi in pericolo con gli incidenti domestici.
Uno studio dell’INAIL Toscana di concerto con l’Università di Pisa rileva che la corretta progettazione dell’immobile è già uno strumento di prevenzione degli incidenti domestici.
L’Istituto nazionale infortuni nel 2023 dichiara n. 585.356 infortuni occorsi in ambito domestico a femmine e maschi, in buona parte addebitabili alla mancata manutenzione periodica degli impianti di casa.
Gli incidenti domestici sono quegli eventi che accadono accidentalmente a casa o nelle sue pertinenze (balcone, giardino, garage, cantina, scale, ecc.) e che comportano lesioni di varia natura, lesioni che richiedono cure per il ripristino delle condizioni di salute della persona o magari conducono alla morte nei casi più gravi.
Rappresentano una perdita lavorativa, uno smarrimento dell’equilibrio psicofisico e familiare del soggetto, la quotidianità stravolta, un costo per le cure mediche, un handicap ragguardevole specie per gli anziani che considerano la casa il luogo sicuro per eccellenza. La prevenzione per la sicurezza torna utile a tutte le età.
E’ accertato che in generale è più facile patire un infortunio se si versa in stati di affaticamento, ansia o eccessiva sicurezza.
Torna utile avere contezza degli incidenti domestici e richiamare alla mente i suggerimenti offerti dai tecnici per prevenire o attutire i danni. E’ auspicabile un intervento consulenziale dei Servizi sociali dello Stato presso le famiglie nella materia della sicurezza in casa.
Sono interessanti il volumetto Casa dolce casa ed altri approntati dall’INAIL sulla materia.
Si vuole qui fare cenno ad alcune tipologie ricorrenti di incidenti in casa, alle cause scatenanti, agli effetti indotti e ai possibili rimedi praticabili.
- IL FUOCO, FIAMMA LIBERA E PERICOLO DI INCENDIO. USTIONI DA CALORE
Di norma si sviluppa nelle abitazioni quando vengono accostate senza controllo sostanze infiammabili ed elementi che possono innescare un incendio. Sostanze infiammabili sono la legna, la carta, i tessuti, l’alcool, la trielina, le vernici, il gas.
Gli elementi che possono innescare l’incendio sono i fornelli, i camini, le sigarette accese, gli impianti elettrici, gli elettrodomestici, le superfici surriscaldate.
Per prevenire l’incendio occorre adottare comportamenti corretti quali:
- non collocare tende svolazzanti vicino al fuoco,
- tenere in luogo protetto i prodotti infiammabili,
- non fare sporgere manici di pentole/padelle dal bordo esterno del piano cottura;
- non schermare le fonti di luce con carta o stracci,
- non incassare la TV nel mobile poiché riscalda.
Nel caso di incendio è indicato:
- non aprire repentinamente le finestre poiché l’ossigeno dell’aria può aumentare le fiamme; chiudere piuttosto porte e finestre per evitare la propagazione;
- staccare la corrente elettrica e non gettare acqua su detti apparati,
- mettersi al sicuro e dare l’allarme.
- L’ELETTRICITA’–
Apparecchi difettosi e mal funzionanti, comportamenti errati e impianti elettrici non a norma, possono comportare un serio pericolo di folgorazione, corto circuito, incendio.
Per prevenirne i danni occorre adottare comportamenti corretti quali:
- Installare nei condomini l’impianto di messa a terra previsto dal DPR 462/2001,
- non usare apparecchi elettrici in prossimità dell’acqua o con mani bagnate,
- non collegare più apparecchi elettrici o elettrodomestici con prese volanti multiple poiché costituiscono un punto di sovraccarico di corrente con il rischio di scintille e fiamme,
- non tirare mai il cavo per disinnescare la spina,
- adottare interruttori differenziali salvavita.
- IL GAS
Gli apparecchi a gas sono rischiosi se male installati, usurati e non correttamente mantenuti. I due più grandi pericoli sono rappresentati dalla fuga di gas e dall’ossido di carbonio tossico nell’aria.
I sintomi più comuni da intossicazione da CO si manifestano con il mal di testa, le vertigini, la sonnolenza, la secchezza delle fauci, la diarrea, il vomito.
Per prevenire i danni sono indicate le seguenti operazioni:
- non lasciare i fornelli accesi esposti a correnti d’aria che potrebbero spegnere lafiamma,
- chiudere il rubinetto ed aprire le finestre, non attivare comandi elettrici in presenza di forte odore di gas,
- collocare possibilmente all’esterno le caldaie a gas e se collocate all’interno utilizzare il tipo
'a fiamma protetta' marcato CE e che il vano abbia una apertura esterna per l’aerazione,
- chiudere il rubinetto principale se non si utilizzano per lungo tempo gli apparecchia gas.
- LE SOSTANZE CHIMICHE
Detergenti e disinfettanti, insetticidi e altri prodotti di largo impiego domestico possono liberare nell’aria sostanze volatili pericolose per la salute di chi le utilizza.
Il contatto della cute e delle mucose con alcuni prodotti (candeggina, acido muriatico, ammoniaca), può produrre effetti pericolosi come irritazioni, sensibilizzazioni, allergie e intossicazioni.
Per prevenire detti effetti è opportuno:
- leggere attentamente le etichette dei recipienti con i simboli di pericolo e le istruzioni per l’uso,
- non far uso di prodotti che non riportano le etichette,
- usare i guanti per proteggere le mani.
- L’ACQUA
In determinate situazioni può diventare un elemento di rischio con effetti nocivi. Il contatto con liquidi bollenti può provocare ustioni, il contatto dell’acqua con elettrodomestici in funzione o fili elettriciscoperti può causare folgorazioni, l’impianto non mantenuto bene può provocare rischi di allagamento.
Per prevenire gli effetti è opportuno:
- tenere l’acqua dello scaldabagno ad una temperatura di circa 45°,
- possibilmente non uscire di casa lasciando in attività lavatrice e lavastoviglie,
- usare tappetini antiscivolo nella vasca e nella doccia,
- chiudere il rubinetto centrale dell’acqua prima di partire.
Si sappi che un rubinetto che perde 90 gocce al minuto spreca 4000 litri di acqua all’anno e un foro di un millimetro in una tubatura provoca una perdita di 2328 litri al giorno.
- LE CADUTE –
Le cadute in casa su superfici o la caduta di mobili ed oggetti di vario tipo possono costituire un elemento di rischio, specialmente per i bambini e gli anziani.
I pericoli più frequenti sono:
- un intrigo di fili elettrici oppure cavi liberi per un lungo tratto di pavimento,
- sconnessioni del pavimento o superfici lisce e bagnate,
- ostacoli vai, sporgenze e spigoli vivi, come piedini e basamenti di mobili,
- l’utilizzo non corretto di scale pieghevoli,
- l’utilizzo improprio di sedie e tavoli per raggiungere parti alte di arredi.
- POSTURE E MOVIMENTI –
Se il corpo assume una posizione forzata (equilibrio instabile, tensione per raggiungere una postazione elevata) è più difficile che reagisca ad un ostacolo o ad un evento improvviso.
E’ opportuno non compiere movimenti scorretti quali:
- sollevare pesi con la schiena incurvata in avanti o spostarli ad altezza inferiore al ginocchio o
superiori alla spalla.
-non assumere posture scorrette quali estensione continua delle braccia verso l’alto, testa reclinata all’indietro, tronco piegato in avanti, schiena incurvata.
- PICCOLI INFORTUNI -
Per disattenzione, per fretta o per scarsa conoscenza, spesso si compiono azioni che comportano il pericolo di lievi e gravi lesioni quali piccole ferite da taglio, ustioni alle mani, lesioni corneali da corpo estraneo, amputazione delle dita.
Le situazioni più frequenti sono:
- riporre oggetti in alto senza averli sistemati accuratamente,
- toccare pentole e padelle bollenti a mani nude piuttosto che con presine isolanti,
- usare coltelli grandi e affilati senza la dovuta cautela,
- usare strumenti non adatti a ciò che si sta facendo (es. stappare una bottiglia con un coltello) piuttosto che strumenti appositi (cavatappi, apriscatole, ecc,).
- non accertarsi che le lame rotanti degli elettrodomestici (frullatori, tritacarne, ecc.) siano ferme prima di aprirli.Un cenno va fatto al rischio di stress lavorativo e alla sindrome del BURN OUT che si verifica quando la prestazione da lavoro diventa eccessiva e prolungata nel tempo. Può presentare problemi mentali e fisici quali depressione, esaurimento nervoso, cardiopatia. La sindrome di burn out è frequente anche nel lavoro domestico stressante.
In buona sostanza, la mancata sicurezza sul lavoro, qualunque lavoro, è un vulnus che pesa parimenti sulla comunità umana e sul suo interesse sociale.
In Italia si stima che la cura dell’handicap della sicurezza sul lavoro nelle sue componenti (lavoratore, impresa, Pubblica Amministrazione) incide per circa il 3% del PIL pari a oltre trenta miliardi di euro. In Sicilia per l’anno 2024 l’INAIL dichiara di aver sostenuto un costo per assistenza sanitaria ed economica pari a 380 milioni.
Una prevenzione dei rischi in azienda adeguata e rispondente alle esigenze contingenti non può limitarsi all’attuazione di un sistema calato dall’alto (top down) lontano dalla realtà momentanea del luogo, magari quale previsto in un DVR lontano e non aggiornato. Deve includere la partecipazione dal basso (bottom up) dei lavoratori e di quanti in società avvertono nel proprio IO il dovere di tutelare l’uomo/cittadino/lavoratore.
Morire di lavoro e per il lavoro, è bene ripeterlo, è una tragedia individuale e collettiva. Lavorare tutti insieme per la prevenzione è nell’interesse di tutti, tanto quanto evitare i rischi volontariamente affrontati.
Cercare facili arricchimenti omettendo le misure di sicurezza, rimuovere i sistemi di sicurezza per aumentare magari la produzione e i guadagni, sentire la sicurezza quale meri atti formali, sono reati contemplati dalla legge oltre che dalla morale dell’uomo.
Questi principi, purtroppo, non sempre trovano posto in questo mondo di follower con il modello di riferimento social o influencer e di intelligenza artificiale sregolata pensata per pensare al posto del singolo.
In conclusione vale sempre ed ovunque la regola ' INTERESSATI PERCHè TI INTERESSA'.
Inserito il 14 Marzo 2025 nella categoria Relazioni svolte
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