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Presentazione del libro - Metope scolpite

Curatori del testo: G.L. Bonanno e E. Miceli. Ha introdotto il prof. Antonino Tobia

Relatore: Prof. Antonino Tobia

Si trascrive di seguito la relazione del prof. A. Tobia

Immagine riferita a: Presentazione del libro - Metope scolpiteImmagine riferita a: Presentazione del libro - Metope scolpiteImmagine riferita a: Presentazione del libro - Metope scolpiteImmagine riferita a: Presentazione del libro - Metope scolpiteImmagine riferita a: Presentazione del libro - Metope scolpiteImmagine riferita a: Presentazione del libro - Metope scolpiteLE METOPE DI SELINUNTE - In questo presente, in questo nostro tempo, il segno più eclatante è la cancellazione  della memoria',  così  Vincenzo Cònsolo lamentava  la spasmodica corsa che la società contemporanea ha intrapreso verso una direzione dimentica delle sue origini e che sconvolgerà la nostra esistenza nel momento in cui   saremo fruitori della  intelligenza artificiale, che sostituirà l’uomo e cancellerà le sue origini, come già si nota con la crisi degli studi classici e la riduzione del numero delle ore di storia nelle scuole. Selinunte, con il suo parco archeologico, il più vasto ed importante del Vecchio Continente, è testimonianza delle nostre origini europee, come testimonia la metope del rapimento di Europa. Le metope di Selinunte sono pagine della mitologia greca scolpite nella pietra. Il mito, il cui etimo deriva dal verbo  mythéo  nel significato di raccontare, propongono al visitatore vicende di particolare rilevanza narrativa, cui si sono ispirati Omero, Esiodo, i maggiori tragediografi greci da Eschilo ad Euripide e poi i più grandi poeti romani, Ennio, Virgilio, Ovidio, alla cui opera, le  Metamorfosi, attinse il nostro sommo poeta Dante Alighieri. Il mito può fondarsi su particolari avvenimenti storici o ritenuti tali, coma   l’assedio di Troia o il   ritorno   degli   Eraclidi che i Greci riferivano alla invasione dorica, visto che i Dori erano considerati discendenti di Eracle. Oppure, come nel caso delle metope selinuntine, il mito racconta semplici storie d’avventura con l’intervento di divinità e di esseri sovrumani,   come mostri, giganti, eroi.Alcuni esempi sono: la metope di Perseo e la Gorgone Medusa del tempio C; la metope di Eracle e i Cercopi e quella di Apollo-Helios dello stesso tempio C;  Il rapimento d’Europa, piccola metope del tempioY; il mito di Atteone nella metope del tempio E. Furono gli inglesi a fare i primi scavi, nel 1809. In seguito, alcuni interventi  di anastélosis hanno permesso di ricostruire quasi completamente, tra il 1956 ed il 1959, il Tempio E (il cosiddetto tempio di Hera) del 460-450 a.C., e di rialzare in gran parte uno dei lati lunghi del Tempio C. Sul Tempio G, uno dei più grandi del mondo greco, il secondo dopo quello di Agrigento, probabilmente dedicato a Zeus, Vittorio Sgarbi,nel periodo in cui è stato assessore regionale ai Beni Culturali, aveva avanzato il progetto di rimetterlo in piedi. Questo tempio non fu mai completato dai Greci di Selinunte, né da interventi successivi  e rocchi di colonne delle stesse dimensioni giacciono in paziente attesa a dieci chilometri di distanza, in fase di estrazione, nelle Cave di Cusa. L’impegno storico-filologico che gli autori hanno dedicato al testo è pregevole,   perché   avvicina il lettorer a un mondo cui affondano le nostre radici. Pregevole l’esposizione degli argomenti, ove la prosa alterna il registro descrittivo a quello narrativo e riesce a comunicare, ora in termini referenziali ora in funzione conativa, ogni assunto, al fine ultimo di coinvolgere il lettore e indurlo a porsi domande per saperne di più. Il filologo, insomma, ha assunto nel testo il ruolo del docente esperto, quello che non dà la soluzione  del problema, ma invita l’allievo a cercarla. E la domanda che dobbiamo porci è la seguente: Le rovine di Selinunte, che rappresentano uno dei parchi archeologici più ampi dell’intera Europa, vanno lette solo quale testimonianza di una   civiltà   lontana,   o   il   loro   austero   silenzio   vuole   comunicarci qualcosa di più profondo, di più drammatico e di più vero? Sappiamo che il mito, che ha preceduto il logos, è stato alla base degli studi della psicanalisi. Gli studi freudiani sul mito di Edipo hanno ispirato pagine e pagine di indagine psico-analitica. E, mi sono chiesto, il mito di Perseo, quale riflessione può suggerirci? Perseo è figlio di Zeus e di Danae ed è ricordato soprattutto per l’uccisione della Gorgone Medusa, l’unica mortale delle tre sorelle, rappresentata con caratteristiche mostruose. In particolare, il volto di Medusa era così terrificante che chiunque lo guardasse restava pietrificato.Cosa ci suggerisce il mito? Dal punto di vista psicologico, Medusa rappresenta il pensiero pietrificato, contrario ad ogni forma di cambiamento e di evoluzione. La Gorgone è vista come la metafora dell’immobilismo logico, dell’individuo che si assoggetta alla dittatura di un pensiero inflessibile imposto dall’esterno. Perseo, al contrario, è l’eroe determinato a sconfiggere la pietrificazione del  pensiero,rappresenta la mente aperta al cambiamento, il coraggio della Immagine riferita a: Presentazione del libro - Metope scolpitesfida. È reso agile dalle ali ai piedi donategli da Apollo per districarsi nelle circostanze avverse; è dotato di uno scudo riflettente, fornitogli da Atena, Simbolicamente   lo   scudo   rappresenta l’aiuto fornito all’intelligenza, e Atena ne è la protettrice. Tramite lo scudo Perseo può evitare lo sguardo di Medusa, ma esso è anche la metafora della capacità   di   analizzare   la   realtà da punti di vista diversi. La sua superficie è riflettente e diventa strumento d’introspezione e di analisi del nostro alter ego, che in essa si riflette. Ma perché la bellissima Medusa è stata trasformata in un mostro da Atena? Medusa forse aveva sfidato la dea, sostenendo di essere più bella di lei, o forse Atena l’aveva punita perché era stata posseduta e violentata da Poseidone in uno dei suoi templi sacri. Si parla, quindi, di violenza contro le donne, un’esperienza drammatica che pietrifica la donna nel suo intimo. Il volto di Medusa conserva la sua bellezza, ma Atena trasforma gli splendidi capelli della Gorgone in serpenti.Sembra che sia stato Eschilo il   primo tragediografo a presentare Medusa con i serpenti che incorniciano il suo volto pietrificante. In fondo, Medusa è vittima prima di uno stupro e successivamente dal potere patriarcale o maschilista che odia la fermezza e la capacità di resilienza della donna. Medusa è stata uccisa da Perseo, ma dalla sua morte nasce Pegaso, il cavallo alato, simbolo della forza istintiva, dell’ inconscio, di quella energia che era rimasta pietrificata nella Gorgone e bloccata dalla violenza subita. Solo ora Medusa risorge e può dare voce alla sua natura, libera  di   espandersi   oltre ogni limite e oltre l’offesa dello stupro. Trapani, Museo Pepoli 15.XII,2023 -          Prof. Antonino Tobia

Autore Legre

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Parliamo di: Metope di Selinunte

Inserito il 15 Dicembre 2023 nella categoria Relazioni svolte