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Libera Università Tito Marrone > Relazioni svolte > A 70 anni dall'estensione del diritto di voto alle donne in Italia : 1945 - 2015

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A 70 anni dall'estensione del diritto di voto alle donne in Italia : 1945 - 2015

In Italia il cammino dell'emancipazione femminile è stato lungo e tortuoso perché alle donne esso è stato riconosciuto solo il 1° febbraio 1945: ne ha parlato la prof.ssa Adriana Abate Occhipinti, studiosa di tematiche storiche femminili

Relatore: Prof.ssa Adriana Abate Occhipinti

<_div>Immagine riferita a: A  70  anni  dall'estensione del  diritto di voto alle donne in Italia :  1945 - 2015Il cammino dell’emancipazione femminile è stato lungo e tortuoso in Italia e l’estensione del diritto di voto ne è l’emblema perché alle donne esso è stato riconosciuto solo il 1° febbraio 1945 con il Decreto Legislativo Luogotenenziale n.° 23  del Consiglio dei Ministri,dietro sollecitazione dei deputati Togliatti e De Gasperi,nel secondo governo Bonomi,senza discussione,trattato come ultimo punto all’ordine del giorno,nel disinteresse quasi generale della nazione,malgrado l’importanza storica dell’evento.Passava la possibilità di elettorato attivo femminile,cioè le donne potevano eleggere ma non essere elette e dopo forti proteste ed un telegramma dell’UDI al governo,solo il 10 marzo 1946,con l’altro Decreto legislativo Luogotenenziale n° 74,la donna italiana acquisiva pieni diritti di cittadinanza.Le prime elezioni amministrative si tennero in circa seimila comuni italiani nello stesso marzo 1946 e registrarono una partecipazione altissima tra l’elettorato femminile,con tante elette che egregiamente adempirono al loro mandato benché l’ostilità ed i pregiudizi contro il loro operato persistessero,infatti certa parte della stampa le attaccava frontalmente con obsoleti giudizi basati solo su canoni estetici ignorandone l’attività a favore della collettività.Il 2 giugno del 1946 le donne votarono in massa per il referendum scegliendo la Repubblica e i rappresentanti dell’Assemblea Costituente di cui fecero parte anche ventuno donne che si distinsero per avere partecipato ai lavori legislativi onde creare un paese moderno,che usciva fuori dagli orrori della guerra,per aiutare  gli anelli più deboli della catena sociale e cinque di loro furono impegnate nell’elaborazione di alcuni articoli della Costituzione italiana.Così,dalla Resistenza sorgeva la prima classe politica femminile perché le donne,durante la seconda guerra mondiale,avevano sostituito gli uomini al fronte ma avevano anche combattutto contro il nazi-fascimo affiancando i partigiani,dando la vita,venendo torturate ed umiliate,rischiando in prima persona e poi avevano chiesto il riconoscimento dei propri diritti,anche quello di voto proprio per questo impegno che le aveva equiparate in tutto e per tutto ai compagni maschi.Ma il traguardo non era stato facile,già nella seconda metà del 1800 le donne italiane,sulla scia dei più emancipati movimenti suffragisti americani ed inglesi,avevano chiesto a gran voce il diritto a questo riconoscimento,insieme con gli altri diritti politici e civili,ma inutilmente:tanti deputati,dietro la spinta di associazioni femminili socialiste , borghesi , cattoliche, avevano presentato dei disegni di legge in tal senso, ma tutti sempre respinti non solo per le resistenze di una mentalità misogina che considerava la donna biologicamente inferiore edincapace(infatti il voto era una capacità appannaggio esclusivamente maschile),ma anche per situazioni storiche contingenti.La lotta per la conquista del voto si faceva più dura,tante donne colte e più emancipate come le maestre ,le sindacaliste,le intellettuali,le filantrope,le più abbienti, si battevano agli inizi del 1900 con petizioni,proteste,manifestazioni,alimentando un dibattito che includeva gli uomini ed i più illuminati sostennero le lotte suffragiste finchè,giunti al fascismo,la donna venne relegata nel buio delle tenebre.Nel 1925 le donne istruite,di un certo censo e che ne facessero richiesta,ma solo 'meritevoli'(vedove o madri di caduti in guerra,decorate,che esercitassero la podestà genitoriale) potevano godere del diritto di voto  amministrativo soltanto attivo,ma le leggi podestarili del 1926 abolirono la precedente legge lasciando poca libertà sia agli uomini che alle donne,ridotte a macchine procreatrici,ad angeli del focolare ,funzione ribadita da tutti i papi della chiesa cattolica italiana:già,prima,Pio X aveva scritto:'

Immagine riferita a: A  70  anni  dall'estensione del  diritto di voto alle donne in Italia :  1945 - 2015

<_div>Dio ci guardi dal femminismo politico,dalle elettrici e deputatesse'.Il paradosso è che una scrittrice di vaglia come Grazia Deledda,premio Nobel nel 1926 per la letteratura,fosse in Italia considerata incapace di votare!Ma le donne non si sono arrese e,testardamente,hanno perorato la loro causa con forza emancipandosi sempre più anche se ancora nel 2015 la strada da percorrere è lunga per il raggiungimento di una totale eguaglianza,ed in tutto il mondo. <_div>Adriana Abate Occhipinti 15 maggio 2015

Autore Prof-Greco

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Inserito il 17 Aprile 2015 nella categoria Relazioni svolte