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Il mito del Titanic: SOS 14 aprile 1912

Il naufragio del Titanic rievocato con dovizia di particolari dall'avv. Leonardo Poma

Relatore: Avv. Leonardo Poma

Relazione inviata dall'avv. Leonardo poma

Conferenza dell’Avv. LEONARDO POMA tenuta nell’aula magna dell’Istituto Tecnico Industriale 'Leonardo da Vinci' il 13 aprile 2012 sul tema 'Il mito del Titanic. Sos 14 aprile 1912.'  Riproposta il 5 maggio 2012 con ulteriori approfondimenti tecnici nell’aula magna dell’Istituto Nautico'Marino Torre' per gli studenti futuri capitani. °°°° Dedicata a mio nonno Nanai e a mio padre, agenti marittimi nel porto di Trapani  L. P.

Immagine riferita a: Il mito del Titanic: SOS 14 aprile 1912Una parte del celebre brano 'My heart will go on', leitmotiv musicale del famoso film di James Cameron, cantato da Celine Dion, ha aperto la conferenza con l’immagine del Titanic sullo schermo. Ma perché oggi continuiamo a parlare del transatlantico più famoso di tutti i tempi? E perché il più famoso? Ci sono almeno due buoni motivi: la ricorrenza del centenario della sciagura (l’impatto con l’iceberg avvenne alle ore 23.40 del 14 aprile 1912 e l’affondamento qualche ora dopo e più esattamente alle 02.20 del giorno successivo), e poi per il fatto che tale nave è entrata nella leggenda e quindi nel mito. Non si spiegherebbero diversamente, se no, i 17 film dedicati alla nave, le centinaia di volumi scritti sull’argomento, gli special televisivi e giornalistici e, insomma, l’interesse non mutato di intere generazioni. Altri incidenti ha affrontato l’umanità, ricordiamo per esempio il terribile terremoto di Messina con circa 120.000 morti, eppure non se ne è più parlato, e non destano il generale interesse se non come mera memoria storica. Ma perché tutto questo? Perché il Titanic, insomma, rappresenta la fine di un’epoca. Costruito per essere il più grande transatlantico del mondo, il più lussuoso, dichiarato inaffondabile, divenne il simbolo e il trionfo dell’ingegno umano che nell’appena decorso secolo XIX aveva visto aprirsi immense prospettive all’uomo: la macchina a vapore, l’elettricità, il telegrafo senza fili, i primi esperimenti aerei, i grandi progressi della medicina…e su questa scia anche il Titanic e i suoi due gemelli Olympic e Gigantic (denominato poi più sobriamente Britannic). L’affondamento imprevedibile del Titanic segnò quindi una delusione profonda e un ritorno alla realtà: da lì a qualche anno sarebbe scoppiata la prima guerra mondiale che sconvolgendo il mondo occidentale, avrebbe cambiato la geografia politica dell’Europa, con la scomparsa di tre grandi imperi (austro-ungarico, ottomano e zarista), con la fine della Belle Epoque e quindi di un periodo d’oro e di relativa generale serenità. In sostanza, ed ecco perché, la fine del più grande transatlantico del mondo rappresenta davvero, lo si ripete, la fine di un’epoca e costituisce ragione del non interrotto ricordo generazionale e motivo di celebrazione. La costruzione del Titanic anzi delle navi serie Olympic (erano tre) fu pensata nel 1907 dalla compagnia di navigazione inglese White Star Line, ma dotata di prevalenti capitali americani. Infatti il maggiore finanziatore e sostanzialmente proprietario della nave era il capitalista statunitense John Pierpont Morgan. La Compagnia era in diretta concorrenza con la Cunard Line che aveva recentemente varato i transatlantici Lusitania e Mauretania, i più veloci sulla rotta Europa – Stati Uniti, a quei tempi, soprattutto per i forti flussi migratori, assai frequentata e quindi commercialmente molto appetibile. Notiamo solo per curiosità e come cosa bizzarra che mentre le navi della Cunard terminavano tutte con ia, quelle della White Star Line terminavano con la lettrera c. La White Star Line puntò, invece, sul lusso e sulla comodità. Infatti il Titanic e i suoi gemelli Olympic e Britannic, che avrebbero dovuto assicurare un viaggio settimanale per New Jork, pur non essendo le navi più veloci (velocità massima 23 nodi, contro i 27 dei due transatlantici della Cunard) erano però i più grandi e i più avanzati per la comodità del viaggio: piscina coperta, sala da fumo, caffè parisienne, ascensori, bagno turco, palestra, campo di squash, ristoranti tutti arredati con il massimo sfarzo dell’epoca e in vari stili, e finalmente cabine e ristorante con pianoforte anche per i meno fortunati passeggeri della terza classe. Ricordiamo che in quel tempo era rigida la separazione a bordo in classi, separazione che rispecchiava le distinzioni sociali (la prima classe per i nobili, capitalisti e industriali, la seconda per la media borghesia e la terza per tutti gli altri). ALCUNE CARATTERISTICHE TECNICHE DELLA NAVE Costruttore: Cantieri navali Harland and Wolf, di Belfast (Irlanda del Nord), i più grandi del mondo. Amministratore e proprietario di maggioranza: Lord Pirrie. Impostata il 31 marzo 1909 e completata il 31 marzo 1912, e cioè poco prima del viaggio inaugurale. Stazza lorda 46.328 tsl.. Lunghezza 269 m., larghezza 28 m., altezza 53,3 m., pescaggio 18 m.. Capacità di carico 3547 persone di cui 900 come equipaggio. Scialuppe e zattere di salvataggio appena 20, e quindi sufficienti per solo 1178 persone. Servizio postale: la nave aveva il titolo di R.M.S. che precedeva il suo nome, in quanto svolgeva anche il servizio di trasporto della posta inglese (R.M.S. è infatti l’acronimo di Royal Mail Steamer). Costo della nave: circa 7 milioni di dollari dell’epoca, pari a circa 400 milioni di dollari odierni. In quel fatidico viaggio le persone imbarcate erano in tutto (compreso equipaggio) 2228, e i superstiti furono 705 e le vittime 1523. La morte avvenne per assideramento e non per annegamento, dato che alla temperatura dell’acqua del mare di 0 gradi il corpo umano non resiste più di 10 minuti. Il Titanic aveva quattro lunghi fumaioli secondo la moda dell’epoca ma solo i primi tre erano funzionanti, il quarto serviva a dare maggiore slancio alla linea della nave ed era comunque una presa d’aria. La propulsione era a vapore con 51.000 cavalli e 29 caldaie che azionavano le due eliche laterali (a tre pale) con un fabbisogno di carbone di circa 728 tonnellate al giorno. più una turbina che muoveva la sola elica centrale (a quattro pale), ma non invertibile per la marcia indietro, e ciò fu forse, ma vedremo più avanti, un’altra delle concause del non aver potuto evitare l’impatto insieme al timone, che per quanto pesasse più della caravella Santa Maria di Cristoforo Colombo, non fu ritenuto sufficientemente adeguato alla mole della nave, al fine di più rapide manovre. Da notare la poppa della nave che ricordava quella degli antichi vascelli di qualche secolo prima. CONFRONTI SULLE DIMENSIONI Le dimensioni del Titanic che allora apparivano gigantesche, oggi sfigurano di fronte alle navi più moderne. Insomma tutto il Titanic entrerebbe dentro il Queen Mary II di oltre 150.000 tons. e lunga ben 345 metri, e appare ancor più piccola se confrontata con la nave da crociera Oasis of the Seas (qui in fotografia) di ben 225.000 tons, lunga 372 metri e dalla spropositata larghezza di 60,5 metri! La stessa e sfortunata Costa Concordia era di 114.000 tons.. LA NAVE Abbiamo già detto delle comodità, nuove e inusuali per l’epoca, del Titanic. Il grande e maestoso salone di prima classe arredato in stile Luigi XVI con magnifica cupola in vetro e ferro battuto, le cabine di prima classe arredate in vari stili cari a quell’epoca, le royal suites, la galleria Giulio Cesare di prima classe, e i suoi ristoranti… Già non dimentichiamo…essi erano affidati alla cura del dirigente chef italiano Gaspare Pietro Luigi Gatti che fu anch’egli fra le vittime. L’ULTIMA CENA Fu servita la sera del 14 aprile e fu speciale per tutti, ma, ovviamente, eccezionale per i passeggeri della prima classe al ristorante 'Ritz' a’ la carte. Per curiosità riportiamo velocemente il menù: antipasti con ostriche, brodo, crema d’orzo e salmone bollito in salsa di cetrioli. E poi filetto, pollo alla lyonnese, agnello alla menta, arrosto d’anatra in salsa di mele, controfiletto di manzo con patate. Piselli, crema di carote, riso bollito e patatine novelle. Per staccare un 'punch', simile al nostro sorbetto, e quindi piccione arrosto, asparagi in insalata, patè di fegato d’oca e sedano. Dessert: 'pudding' (budino anglosassone), pesche in gelatina con liquore, bignè di cioccolato e vaniglia e gelato. E per concludere caffè. Un po’, meno ricco, è ovvio, ma sempre eccellente, il menù si seconda classe. Ed anche i passeggeri di terza poterono consumare ciò che non era neppure pensabile, se si consideri che prima erano essi stessi a portarsi il cibo a bordo: quella sera il menù fu composta da carne bovina, stufato, pane, burro e frutta fresca, terminando con biscotti e formaggio. LA PARTENZA – LA ROTTA Bisogna ricordare che a seguito dei notevoli danni riportati dallo scafo del gemello Olympic nel settembre del 1911 (comandato, guarda caso, dallo stesso capitano Smith nel porto di Southampton) che andò a collidere con l’incrociatore corazzato Hawke, l’allestimento del Titanic ritardò di alcuni mesi, preoccupandosi la Compagnia di rimettere al più presto in navigazione la nave danneggiata anche al fine di limitare il grave pregiudizio pubblicitario. In verità una serie di strani incidenti caratterizzò l’entrata in servizio delle due grandi navi della White Star Line. E infatti, anche il Titanic, finalmente pronto nella primavera del 1912, partì per il suo viaggio inaugurale e, purtroppo, anche ultimo, causando nella manovra di disormeggio quasi l’impatto con la piccola nave New Jork: per i marinai fu un altro segno di infausto presagio. Partita da Southampton, il Titanic fece scalo a Cherburg in Francia e quindi a Queenstown (oggi Cobh) in Irlanda per rilevare altri passeggeri e quindi diresse la prua verso New Jork. IL COMANDANTE EDWARD JOHN SMITH – I PASSEGGERI Aveva 62 anni quando fu al comando del Titanic e doveva essere l’ultimo, prima di andare in pensione. Era considerato un vero lupo di mare con grande esperienza sulle navi della Compagnia. Tuttavia era nel contempo soprannominato spericolato per l’audacia o meglio per la disinvoltura delle sue manovre. In verità nella sua lunga carriera ebbe vari incidenti, ma ne uscì sempre indenne per fortuna o per qualche santo in Paradiso. Morì con la nave affondando con essa, anche se voci suggestive lo ritengono essere scampato al naufragio del Titanic, e rifugiato in Brasile ove con altro nome finì i suoi giorni. Ma è probabilmente un’altra delle tante leggende che costituiscono il mito del transatlantico. Il comandante del Titanic Edward John Smith Molti, importanti e famosi erano i passeggeri di prima classe. Fra questi il milionario americano John Jacob Astor IV, titolare di una grande catena d’alberghi e fra questi il prestigioso Waldorf-Astoria Hotel di New Jork, l’industriale Benjamin Guggenheim, la riccona e filantropa Deven Margaret Molly Brown, Sir Cosmo Duff-Gordon e sua moglie, il consigliere presidenziale statunitense Archibald Butt,, lo scrittore Helen Churchill Candee, i produttori di Broadway Henry e Irene Harris, l’attrice di film muti Dorothy Gibson che si salvò e nel maggio successivo girò un breve film documentaristico di dieci minuti, in b/n e con alcune scene curiosamente dipinte a mano, dal titolo 'Saved from the Titanic' e tanti altri personaggi dell’alta società americana e inglese. Erano a bordo anche, ovviamente in prima classe, Joseph Bruce Ismay, amministratore delegato della Compagnia, che si salverà fortunosamente e non sfuggì alle critiche, e Thomas Andrews, principale progettista della nave che invece perirà nella sciagura. E il costo dei biglietti? Assai ingente. Il biglietto di sola andata per New Jork, in prima classe, costava 3.100 dollari di quel tempo (pari a circa 70.000 odierni), mentre quello di terza era di appena 32 dollari (ma molti per la povera gente ed equivalenti a circa 700 dollari di oggi). LA COLLISIONE A bordo l’equipaggio non disponeva di binocoli, forse incautamente riposti da un ufficiale che all’ultimo momento dovette sbarcare, né vi erano megafoni. Per cui le vedette Frederick Fleet e Reginald Lee solo all’ultimo momento si accorsero dell’immenso blocco di ghiaccio a cui stavano per andare incontro. E pur tuttavia bisogna ricordare che numerosi avvisi telegrafici aveva ricevuto nella giornata del 14 aprile la sala Marconi del Titanic, messaggi che furono consegnati agli ufficiali e visionati dal comandante. Ma questi e l’amministratore delegato Ismay non ne tennero adeguato conto, anzi concordarono di mantenere la stessa velocità di crociera onde arrivare in orario a New Jork, se non un po’ prima, e insomma per far ben figurare la Compagnia. Erano le 23.35 di quella notte stellata e quando le vedette diedero l’allarme, era già troppo tardi. Le manovre di virare prontamente a sinistra, di ordinare alle macchine di far indietro tutta, non furono sufficienti ad evitare l’impatto, che, fra l’altro, non fu chiaramente percepito da tutti i passeggeri. ERANO LE 23.40. Avvisato il comandante, allertato immediatamente Andrews, l’architetto navale che aveva progettato la nave, rilevati prontamente i danni, e considerato che lo squarcio di circa 90 metri sul lato destro, sotto la linea di galleggiamento, aveva interessato ben cinque compartimenti stagni , mentre la nave poteva ancora galleggiare con 4 compartimenti stagni allagati, lo stesso Andrews capì immediatamente che il Titanic era perduto e che affondando di prua non avrebbe retto più di due ore. Fra l’altro l’acqua tracimò velocemente fra i compartimenti che avevano un’altezza limitata per dare spazio alle cabine incautamente progettate al ponte superiore Furono messi in atto i soccorsi, mentre i passeggeri, con preferenza ai bambini e alle donne, furono indirizzati alle scialuppe di salvataggio, come si sa di numero assolutamente insufficiente per tutti. Scene di strazio, di confusione, attimi eterni per coloro che sapevano di dover affrontare con giubbotti le acque dell’oceano, ma alla temperatura di 0 gradi, come abbiamo già detto, il corpo umano non resiste più di 10 minuti. Fu per assideramento e non per annegamento che morirono 1523 persone. E la sala radio iniziò a mandare subito i segnali di soccorso, anzi il nuovo e più intellegibile e facile segnale morse che era S.O.S. (… - - - …), e che sostituiva il precedente e più complicato segnale C.Q.D. La radio era ancora all’inizio, e non tutte le navi ne disponevano. Tuttavia furono non poche quelle che recepirono il messaggio, fra cui il gemello Olympic, ma era troppo distante per poter venire in aiuto. CAUSE DEL SINISTRO O meglio concause oggettive. Infatti interagirono: - La mancanza di vento (che non portò alle vedette della nave il cattivo odore che solitamente emettono gli iceberg per il materiale organico in decomposizione contenuto). - La mancanza di luna (nell’assoluta oscurità, infatti, non fu possibile vedere con un certo anticipo la mole di ghiaccio che incalzava). - Primavera anticipata: che aveva favorito lo sciogliersi dei ghiacci e la rotta degli iceberg verso sud. - Velocità della nave (20,5 nodi, mentre in quella situazione di pericolo ghiacci segnalato, la velocità non avrebbe dovuto superare i 10 nodi). Ulteriori considerazioni: - Si è poi opinato che i bulloni dello scafo non fossero adeguati (sull’acciaio impiegato si discuterà a lungo). - Si è altresì discusso sulle dimensioni piuttosto limitate del timone che non avrebbe consentito ad una nave di tali dimensioni di virare sollecitamente. - Inoltre se l’elica centrale, comandata dalla turbina, avesse potuto invertire il movimento, ma non poteva farlo, la marcia indietro sarebbe stata più rapida. Infatti l’inversione poteva essere fatta solo dalle due eliche laterali. - Si ritiene anche che se l’impatto fosse stato frontale la nave non sarebbe affondata e addirittura avrebbe potuto proseguire la navigazione, come successe con lo Stockolm quando speronò la nave italiana Andrea Doria (25 luglio 1956). GLI EROI DEL TITANIC Sono stati sempre ricordati per il loro eroico comportamento sino all’ultimo i macchinisti e i fuochisti che hanno alimentato le caldaie fino a poco prima dell’affondamento, sia per dare energia alla sala radio, sia per tenere accese le luci della nave. Gli otto orchestrali che suonarono anche negli ultimi momenti spostandosi sul ponte e finendo, secondo le testimonianze, con il motivo sacro 'Nearer, my God, to Thee' (più vicino, mio Dio, a Te), conosciuto, pur con qualche variante, nei paesi anglosassoni. Ed anche i radiotelegrafisti che mandarono ininterrottamente messaggi, dei quali l’ultimo dice 'amico fai presto stiamo affondando di prua' , verosimilmente rivolto ad una nave che aveva recepito gli SOS . Furono tutti coloro che non si salvarono. ERANO LE 02.20 QUANDO IL TITANIC ALZATOSI DI POPPA SCOMPARVE NELLE ACQUE INABISSANDOSI PER SEMPRE, DOPO ESSERSI SPEZZATO IN DUE TRONCONI. Erano trascorse appena due ore e quaranta minuti dall’impatto. I SOCCORSI Cominciavano così, pur nel grande disordine, le scialuppe ad essere calate in mare, per lo più riempite a metà! Diverse navi avevano captato il segnale di soccorso del Titanic, ma erano piuttosto lontane. Misterioso resta il comportamento del piroscafo Californian, che era piuttosto vicino, e che tuttavia non modificò la sua rotta, scambiando - a quanto fu poi detto – i razzi di aiuto lanciati dal Titanic per una festa a bordo. La nave che recepì il messaggio di aiuto e che era più vicina fu il Carpathia, casualmente nave della Compagnia concorrente Cunard Line, che stava navigando in senso opposto e diretta il Italia al porto di Fiume (allora punto d’imbarco per gli emigranti dell’est europeo). Ma era distante 58 miglia, non pochi per giungere in tempo sul punto nave del Titanic. R.S.M. Carpathia Molto più piccola del Titanic e assai meno veloce, in quel viaggio fortunatamente con pochi passeggeri, si diresse subito sul punto del disastro. Il Comandante Arthur Rostron, segnalotosi per il suo coraggio e le sue capacità, diede immediatamente ordine ai macchinisti di spingere a tutta forza, facendo anche chiudere il vapore diretto al riscaldamento delle cabine, al fine insomma di dare tutta l’energia possibile alla propulsione. Alla velocità di 17 nodi e navigando fa i ghiacci raggiunse il punto nave del Titanic dopo oltre quattro ore, alla prima alba, quando, tuttavia, il mare aveva già inghiottito il grande transatlantico. Solo a poco a poco si intravidero le scialuppe e quindi si cominciò ad imbarcare i naufraghi, cui furono subito dati pasti caldi e coperte. Il Carpathia, terminate le operazioni di recupero dei sopravvissuti, invertì rotta e si diresse verso il porto di New Jork, dove arrivò dopo tre giorni il 18 aprile. Il Com. Rostron mentre riceve un premio con la gratitudine della Città dalla milionaria e filantropa Molly Brown superstite del Titanic La White Star Line mandò subito dopo un’altra nave della propria flotta per recuperare i corpi: ne furono ritrovati 338 che, dopo i possibili riconoscimenti, furono inumati in un apposito campo del cimitero di Halifazx (Nuova Scozia) le cui tombe sin da allora vengono curate dalla Compagnia (prima la stessa White Star Line e poi dal 1934 dalla Cunard Line dopo la fusione fra esse). Al Comandante Rostron che avrebbe avuto ancora una lunga e brillante carriera furono riconosciuti grandissimi onori da varie nazioni. L’Inghilterra lo nominò sir. ALTRE CONSIDERAZIONI Abbiamo detto delle scialuppe che erano insufficienti. Tuttavia la Compagnia non violò alcuna norma, anzi la legge dell’epoca prescriveva un minimo di sedici scialuppe per le navi che superavano le 10.000 tonnellate. E il Titanic, che era molto più grande, aveva solo le regolamentari sedici scialuppe e quattro zattere smontabili. La sciagura portò, nondimeno, ad un attento riesame della sicurezza con la prima Convenzione internazionale sulla sicurezza della vita in mare il 12 novembre 1913. Si stabilì, fra l’altro, che le scialuppe dovessero essere sufficienti per tutte le persone a bordo, e si precisò inoltre sulle modalità delle comunicazioni radio h24 e sul finanziamento internazionale a un’agenzia della guardia costiera americana per il controllo della presenza di iceberg sul Nord Atlantico pericolosi per la navigazione. RITROVAMENTO DEL RELITTO Il relitto del transatlantico, giace diviso in due tronconi, distanti circa 600 metri uno dall’altro, a 3.810 di profondità, in parte immerso nel fondo limaccioso dell’oceano. A scoprire il relitto fu la spedizione di Ballard nel 1985. Da allora numerose altre spedizioni e immersioni si sono susseguite, portando alla luce arredi e varie suppellettili, in parte oggi in collezioni museali dedicate. Ovviamente nessuna traccia di resti umani ormai consunti dalle acque. E’ stato il regista e produttore americano James Cameron, calandosi con i suoi battiscafi, a realizzare sia interessantissimi documentari della nave in fondo al mare, sia il celebre film rievocativo TITANIC (1997), riproposto in 3D nel 2012. Oggi addirittura si fanno visite turistiche sul relitto pagando 60.000 dollari, ma così accelerando il degrado dei resti e violando la sacralità del luogo, dovendosi ritenere il Titanic il custode di un sepolcro. CURIOSITA’ E LEGGENDE L’ultima superstite del Titanic fu Millvina Dean morta il 31 maggio 2009. Al dì del disastro aveva appena 71 giorni. L’ultima nave esistente della White Star Line è la 'Nomadic', varata nel 1911, anch’essa con la tipica finale in 'c', che dopo varie traversie, è tornata a Belfast, dove è in corso il completo restauro. Insieme alla gemella 'Traffic' serviva da tender (cioè come imbarcazione d’appoggio) per l’Olympic e il Titanic. Forse se ne vorrà fare un museo. A bordo del Titanic viaggiava pure una mummia di un faraone egizio che doveva essere collocata in un museo di New Jork. Si dice che chiunque avesse avuto a che fare con tale mummia, ritenuta maledetta, sia stranamente morto. Qualcuno (Robin Gardiner), in due suoi best seller, porta avanti la suggestiva teoria che il Titanic non sarebbe mai affondato, e che ad affondare fu invece il suo gemello Olympic. Infatti, poichè questa nave aveva avuto un grosso incidente speronando l’incrociatore britannico Hawke, e le riparazioni corrette sarebbero costate molto di più dell’indennizzo assicurativo, la Compagnia dopo avere rimesso in pristino la nave alla meno peggio per potere navigare, scambiati i nomi delle due navi gemelle, mandò al sacrificio l’Olympic camuffato da Titanic, in modo da poter intascare almeno l’assicurazione di questo. La teoria, comunque, non regge, poiché, anche se può rendere più plausibile lo squarcio causato dall’iceberg ad un scafo debole, non spiega come una nave danneggiata possa navigare a piena velocità nell’Oceano, e come nessuno si sia accorto delle differenze, che pur c’erano, soprattutto al ponte passeggiata, e che avrebbero perso la vita personalità internazionali di grande rilievo e lo stesso Thomas Andrews che fu fra i progettisti della nave. Insomma ancor oggi il Titanic naviga nel periglioso mare di misteri e illazioni. Non mancano, poi, le teorie complottistiche: insomma il Titanic fu deliberatamente mandato all’affondamento dai grossi magnati della finanza americana, di origine ebrea, e comunque banchieri dei gesuiti, ancor oggi sulla breccia, al fine di eliminare quegli altri importanti personaggi imbarcati sulla nave, anch’essi finanzieri di grande rilevanza, che si opponevano ai primi i quali sostenevano la fondazione della Federal Reserve Bank di New Jork, quale cartello diretto addirittura all’emissione di moneta. Sarebbe, a questo punto, implicato lo stesso Comandante della nave Smith, che ricevette l’ordine di far affondare la nave da parte della Compagnia di Gesù di cui faceva parte insieme ai magnati sopradetti. Ovviamente sono illazioni. Ed ancora va ricordato il romanzo intitolato 'Futility, or the Wreck of the Titan' di Morgan Robertson, pubblicato nel 1898, che quasi come una profezia narra di un transatlantico, il 'Titan' (guarda caso), che affonda a causa di collisione con un iceberg. E ciò ben quattordici anni prima! Analogie e riflessioni fra la vicenda del Titanic e quella recentissima della Costa Concordia - Il disastro della Costa Concordia è avvenuto a cento anni (meno qualche mese) da quello del Titanic. - Entrambe erano le navi ammiraglie della rispettive compagnie. - Al momento del varo non si ruppe la tradizionale bottiglia di champagne (e ciò in ambito marinaro non è di buon augurio). - In tutti e due i casi l’incidente fu dovuto ad errore umano. - L’anno 1912 era bisestile come il 2012. - Le sciagure avvennero di notte. - Lo squarcio sulla fiancata è di circa 70/90 metri in entrambe le navi. - Ambedue le navi raggiungevano la stessa velocità massima di 23 nodi e al momento dell’incidente viaggiavano – a quanto pare – alla stessa velocità di 20,50 nodi. < ====== > La vicenda del Titanic, comunque la si legga, come già detto, ha interessato e affascinato tante generazioni sino ai nostri tempi ed è entrata per vari motivi nella storia dell’umanità. Non per nulla, infatti, con decorrenza 15 aprile 2012 (centenario dell’affondamento) il Titanic è stato inserito nella Convenzione dell’UNESCO per la protezione del patrimonio culturale subacqueo appartenente a tutti. Leonardo Poma

 

 

Immagine riferita a: Il mito del Titanic: SOS 14 aprile 1912    ------------------------------------------------------------------------------

A distanza di cento anni esatti dalla sciagura navale più famosa di tutti i tempi, il relatore ha presentato e rievocato con dovizia di particolari, con documentari d’epoca e con estratti filmici, il triste evento che in tanti decenni ha interessato quasi morbosamente l’opinione pubblica di tante generazioni. Non si giustificherebbero, se no, i diciassette film girati sull’argomento, e le centinaia di volumi scritti e innumerevoli articoli e indagini giornalistiche. Proprio in questi giorni è la riproposizione nelle sale cinematografiche del famoso film di James Cameron riversato in 3D e i numerosi speciali che le varie televisioni di tutto il mondo hanno mandato e mandano in onda sull’argomento. RAI 1 addirittura ha iniziato a trasmettere una lunga fiction, ma che fiction non è, sul come, quando e perché si decise a suo tempo (1907) la costruzione del Titanic e dei suoi due gemelli. Una sorta di prequel che non sottace le implicazioni economico-finanziarie fra Stati Uniti e Inghilterra a monte dell’ardua impresa.
 Nella conferenza di Poma si è rivista la costruzione della nave nelle sue varie fasi, è stato proiettato il menù dell’ultima cena, ed è stata ascoltata la struggente melodia suonata dagli eroici orchestrali poco prima di affondare (Nearer, My God, to thee).Immagine riferita a: Il mito del Titanic: SOS 14 aprile 1912
 Non mancò un accenno ad alcune curiosità, come: ma fu davvero il Titanic ad affondare? Fu un disastro accidentale o in qualche modo voluto? C’entra in qualche modo la Compagnia di Gesù? Ecco perché il Titanic è diventato leggenda e un mito.
 In ultimo  un riferimento fu fatto anche alla recente sciagura della Costa Concordia, e alle sue straordinarie coincidenze con quella del Titanic, al transatlantico italiano Andrea Doria  affondato nell’oceano nel 1956 e alla nave Città di Trapani, finita e perduta sugli scogli nei pressi di Torre di Ligny nel lontano 1957. Un minuto di silenzio in onore delle vittime del mare concluse la serata.
Quindi una rievocazione fatta con il dovuto rispetto, resa attuale anche da eventi a noi contemporanei. Leonardo Poma

Autore Prof-Greco

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Inserito il 13 Aprile 2012 nella categoria Relazioni svolte