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Inaugurato il XV anno accademico della Libera Università

L'intellighenzia trapanese, presente alla cerimonia, ha plaudito alla ripresa didattica della 'Tito Marrone' (Cliccare...)

 Alla presenza di un foltissimo pubblico, la Libera Università ha dato avvio al suo XV anno di attività. Erano presenti il dott. Luciano Platamone in rappresentanza del Prefetto di Trapani e il Vice sindaco della nostra città, Vincenzo Abbruscato. Entrambi hanno rivolto un saluto augurale a tutta l’assemblea degli iscritti e al corpo docente accademico. Successivamente, dopo la prolusione del Presidente, che si riporta integralmente, è seguito un concerto tenuto dal Duo di chitarra Palermini-Palmeri con brani di Brahms, De Falla, Debussy, Granados, Fauré e Albeniz.

Immagine riferita a: Inaugurato il XV anno accademico della Libera Università Inaugurazione del XV Anno Accademico  - Gentili signore, cari amici, ritrovarci questa sera per inaugurare il XV anno accademico della Libera Università 'Tito Marrone' è motivo di gioia e di speranza. Di gioia, perché incontriamo volti noti a noi cari, volti che hanno incrociato in tanti anni i nostri sguardi con stima e affetto reciproci. Di speranza, in quanto la vostra e la nostra presenza è testimonianza di buona salute, di vitalità, di desiderio di continuare. Dopo 15 anni di lodevole e intensa attività culturale, la più ricca e la più articolata tra quelle che ha conosciuto il nostro territorio, ci sentiamo di sicuro non più vecchi, ma più antichi. Più antichi, nel senso etimologico del termine, che fa riferimento a quanto è accaduto prima, a quelle esperienze che noi antichi abbiamo vissuto, metabolizzato e assimilato. Siamo più antichi e quindi più ricchi di sapere, più sensibili dinanzi alla realtà. L’antico trova il suo contrario nel nuovo, il vecchio nel giovane. Gli antichi non sono in contrasto con i giovani, nelle cui mani sono contenti di lasciare il testimone del futuro. I vecchi si collocano in una posizione di debolezza rispetto ai giovani,  sono brontoloni, restii al progresso, per cui i giovani li riconoscono come impedimento alla loro attività e ne ravvisano solo il peso sociale.

Platone, cosciente che la mente e il corpo umano cambiano nel corso della vita, nel Timeo (80d-81e) prova a spiegare il processo dell’invecchiamento, seguendo la concezione di Empedocle. Il corpo umano,

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 afferma il filosofo, è composto da quattro elementi: acqua, aria, fuoco e terra. Essi hanno la forma di piccoli triangoli e fanno anche parte dei corpi di tutti gli oggetti ed esseri terrestri. Quando si è giovani, la struttura del corpo è solida e compatta, perché i triangoli che la formano sono pure nuovi, legati strettamente l’uno all’altro e più forti dei triangoli del cibo, da cui il nostro corpo trae energia. In vecchiaia, però, i triangoli corporali si indeboliscono e vengono distrutti dai triangoli del cibo che entra dentro il corpo. In quel modo, ogni essere diventa sempre più fragile. I triangoli che formano il nostro cervello, invece, hanno bisogno di un cibo particolare, la cultura, la socializzazione, lo scambio di idee e la dialettica tra gli amici. Solo così non deperiscono insieme al corpo e ci mantengono vivi. Scrive Cicerone nel suo Cato Maior de senectute: 'Si conserva nei vecchi il vigore intellettuale, purché si conservino in loro la buona volontà e l’operosità, e ciò si vede non solo in uomini pubblici e famosi, ma anche in privati che siano vissuti lontani dalla vita pubblica'. Se pensiamo agli uomini pubblici, non è difficile notare che i migliori presidenti della Repubblica Italiana sono stati e sono ottuagenari e che  Konrad Adenauer, Charles de Gaulle, Wiston Churchill e lo stesso maresciallo Tito avevano passato tutti i settant’anni quando furono chiamati ad assolvere responsabilità di governo in momenti di gravissima difficoltà per i loro paesi. Si è vecchi non in base ai dati anagrafici, se è vero che si può nascere vecchi e morire giovani, ma si avverte di essere diventati vecchi quando i ricordi diventano più forti delle speranze.  Da qui l’esortazione di Guy de Rothschild: 'Bisogna proibirsi di essere vecchi'.C’è Una bella poesia del poeta e pensatore indianoi Rabindranath Tagore intitolata 'Il dono' .  La poesia spiega in pochi versi la differenza tra gli anziani e le giovani generazioni.

 

La tua vita è giovane, il tuo sentiero lungo;

 

tu bevi in un sorso l’amore che ti portiamo,

 

poi ti volgi e corri via da noi.

 

Tu hai i tuoi giochi e i tuoi compagni.

 

Non vi è colpa se non ti resta tempo per pensare a noi.

 

Noi, invece, abbiamo tempo nella vecchiaia

 

di contare i giorni che son passati, di rievocare

 

ciò che le nostre annose mani hanno dimenticato per sempre.

 

Il fiume corre rapido tra gli argini, cantando una canzone.

 

Ma la montagna resta immobile, ricorda e veglia col suo amore.

 

 

 

 

Autore Prof-Greco

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Inserito il 01 Novembre 2021 nella categoria Relazioni svolte