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Nunzio Nasi e Giovanni Giolitti: nuove riflessioni

L'avv. Nicola Di Modugno dell'Università del Sannio, ha relazionato mirabilmente sull'importante uomo politico trapanese

Relatore: Avv. Nicola Di Modugno - Docente di Giustizia amministrativa

Immagine riferita a: Nunzio Nasi e Giovanni Giolitti: nuove riflessioni 1) Nel periodo del processo a Nasi dinanzi al Senato, Alessandro Guiccioli, nobile romagnolo strettamente legato agli ambienti di Corte e in particolare alla Regina Madre Margherita di Savoia, scriveva: <<I giornali sono pieni dello scandalo Nasi. Parrebbe, a leggerli, che nel mondo in generale, e in Italia in particolare, non vi fossero in questo momento nessun fatto e nessun problema più interessante delle sudicerie che da tempo antichissimo si commettono al Palazzo della Minerva>> .Mai, come in questa vicenda, pertanto, può dirsi pienamente valido il giudizio di Croce secondo cui, come è noto, la storia è sempre contemporanea.Contro Nasi era in atto da tempo non solo un processo giudiziario  in sede parlamentare ma anche nell’ambito della stampa.La storia finora, però, non è riuscita a dare una risposta definitiva al seguente quesito: Giolitti era estraneo alla vicenda oppure manovrò, da dietro le quinte per togliersi davanti un concorrente scomodo?Un dato è certo : Nasi venne assolto dalla Cassazione romana dall’accusa più grave, quella di aver distratto i fondi destinati ai sussidi per i maestri elementari, mentre, al contrario, venne condannato per accuse minori (la rilegatura di libri a spese del Ministero delle P.I. appropriazione degli arredi del suo studio al Ministero, ecc.) dal Senato costituito in Alta Corte di Giustizia.La condanna venne pronunciata il 24 febbraio 1908 non da un tribunale ordinario ma dall’Alta Corte di Giustizia vale a dire del Senato che non era affatto impermeabile all’influenza del Governo.2) Siamo ancora, però, sul piano meramente indiziario e, dunque, non risolutivo. Decisive sono, invece, a mio avviso, le considerazioni che  si leggono nelle memorie scritte da Vincenzo  Saporito, molti anni dopo, nel 1926.Scrisse, infatti, Saporito : <<Il Giolitti tutto subordinava ai suoi interessi politici. Su ciò non si può sollevare alcun dubbio. Anche nelle questioni di grande moralità pubblica egli tutto subordinava ai suoi interessi. Difatti vennero alla Camera le questioni sollevate dalla Giunta dei Consuntivi. Nulla fece per impedire la relazione che colpiva l’On. Nasi di cui era nemico perché suoi nemici erano tutti coloro che minacciavano di diventare Presidenti del Consiglio dei Ministri in Italia ..... Quando la Giunta del Bilancio aveva avuto conoscenza della relazione contro il Nasi e si era limitata al tentativo di mandarla agli archivi, il Governo, cioè il Giolitti, non prese parte a questo tentativo, perché voleva la condanna del Nasi, e quindi la Camera, spinta dalla pubblica questione che era stata informata dai giornali, la discusse ed ordinò un’inchiesta>> .Le considerazioni ora ricordate di Saporito, Deputato di Castel Vetrano e vecchio avversario politico di Nasi, hanno, proprio per questo, sul punto, un valore chiaramente confessorio. Valore confessorio che va vieppiù sottolineato alla luce di un’altra circostanza fondamentale : il relatore che nell’ambito della Giunta del Bilancio, all’atto dell’inchiesta sui consuntivi del Ministero della P.I., accusò Nasi di gravi irregolarità fu proprio lui Saporito.Ma allora appare evidente che anche nelle stesse memorie Saporito scrisse molto meno  di quello che sapeva. Confessare di aver colpito Nasi per fare un piacere a Giolitti sarebbe stato troppo disonorevole anche a più di venti anni di  distanza e allora Saporito di limitò ad insinuare che  Giolitti considerava Nasi un nemico e che non fece nulla per salvarlo. Ma, ricollegando tale  inimicizia alla possibilità che Nasi avrebbe potuto metterlo in difficoltà e, addirittura, soffiargli il posto di Presidente del Consiglio dei Ministri, ci restituisce il vero Nasi e ci fa vedere, ad oltre un secolo di distanza da quei fatti drammatici nella sua vera luce di brillante uomo politico rivestita prima che lo scandalo, abilmente manovrato da Giolitti, lo travolgesse.3) Per comprendere meglio le ragioni dell’accesissima avversione di Giolitti nei confronti di Nasi dobbiamo risalire al 1902-1903 cioè al secondo periodo di governo di Giuseppe Zanardelli.Governo in cui va ricordato, essenzialmente che Giolitti era Ministro dell’Interno e Nasi Ministro della P.I. Zanardelli era anziano e già ammalato ma ancora vigile e fermo e non esitò a contrapporsi al Giolitti sulla questione del divorzio. Dopo il discorso della Corona del Febbraio 1902, in cui Vittorio Emanuele III, fra l’altro, parlò di "temperamenti" da introdurre all’indissolubilità del matrimonio, e subito Civiltà Cattolica affermò, senza mezzi termini, che il giovane Re era Massone, Giolitti avanzò pesanti riserve su tale progetto di legge.In quell’occasione il cattolico moderato Giusso, Ministro dei L.L.P.P. rassegnò le dimissioni.Zanardelli, ciò nonostante, rimase fermo sulle sue posizioni accettando le dimissioni di Giusso che venne sostituito dal barese Nicola Balenzano, che, ben diversamente dal primo, era favorevole al divorzio.Orbene Nasi ben diversamente da Giolitti, che poco dopo si dimise, condivise interamente la scelta divorzista di Zanardelli rimanendo al proprio posto.Con ciò stesso, date le precarie condizioni di salute di Zanardelli, già ammalato di cancro, Nasi di fatto, virtualmente, si candidò alla successione in alternativa a Giolitti che lasciò il Ministero dell’Interno. 4) Giolitti riuscì, di lì a poco, com’è noto,  a succedere a Zanardelli ma nella Sinistra Storica, la posizione di Nasi ne risultò tutt’altro che indebolita.E ciò in quanto l’uomo politico siciliano vi aveva largo seguito nell’ambito della carriera e godeva della stima di Vittorio Emanuele III. Pertanto il timore di Giolitti di perdere il potere per mano di Nasi che anche successivamente perdurava, ben presto, si trasformò in odio per Nasi con tutte le conseguenze che poi si sarebbero verificate.5) A questo punto è necessario tracciare un breve profilo biografico del Nostro.Nunzio Nasi era nato a Trapani il 13 aprile 1850 da Rosario, farmacista, e da Anna Virgilio.Conseguita la maturità classica a Trapani rimase orfano di padre. Nel 1873 conseguì la laurea in giurisprudenza all’Università di Palermo. Dopo il prescritto periodo di pratica legale iniziò l’esercizio dell’avvocatura in Trapani. Subito dopo a Roma conseguì l’abilitazione all’insegnamento dell’economia politica negli istituti tecnici. Immagine riferita a: Nunzio Nasi e Giovanni Giolitti: nuove riflessioniRientrato subito a Trapani ebbe la cattedra di Diritto ed Economia Politica presso l’Istituto Tecnico della Provincia di cui divenne presto Preside.Medio tempore l’Accademia dei Lincei aveva deliberato la pubblicazione e del suo saggio La Teoria del progresso legislativo .La ripubblicazione di tale opera in edizione accresciuta  gli valse nel 1897 il conseguimento della libera docenza della filosofia del diritto nell’Università di Palermo.Libera docenza che in seguito gli venne riconosciuta anche dall’Università della Sapienza di Roma.Dal 1883 fu eletto più volte Consigliere Comunale di Trapani, Sindaco, e poi Presidente della Deputazione Provinciale.Nel 1886 venne eletto Deputato al Parlamento per il Collegio di Trapani, venendo confermato nelle successive legislature fino alla condanna pronunziata dall’Alta Corte di Giustizia il 24 febbraio 1908.Fu nominato la prima volta Ministro delle Poste e Telegrafi nel Governo del Gen. Luigi Pelloux e rimase in carica dal 29 giugno 1898 al 14 maggio 1899. Successivamente, come abbiamo visto, fece parte del Governo di Giuseppe Zanardelli come Ministro della Pubblica Istruzione dal 15 febbraio 1901 al 3 novembre 1903.Dopo la condanna penale del 1908 Nasi rientrò alla Camera dei Deputati e all’Università di Roma nel 1913. Venne poi costantemente rieletto alla Camera in tutte le successive legislature fino al 1926.Di fronte all’ascesa al potere del fascismo assunse subito un atteggiamento di opposizione aderendo alla seccessione aventiniana. Pertanto, venne, analogamente agli altri parlamentari aventiniani, illegalmente dichiarato decaduto dal mandato parlamentare.6) Nasi fu regolarizzato Maestro Massone del G.O.I. presso la Loggia "Centrale"  di Palermo il 25 settembre 1893. Dal 1900 al 1902 fu Presidente della Gran Loggia del Rito Simbolico Italiano.Nel giugno 1898, subito dopo la scissione di Malachia de Cristoforis, Nasi fu tra i fondatori della Loggia Roma  che il Rito Simbolico Italiano istituì allora nella Capitale . Di tale prestigiosa loggia Nasi venne subito eletto Maestro Venerabile. Ne fecero parte Fratelli autorevolissimi fra i quali  vanno ricordati Ettore Socci, patriota e deputato repubblicano di Grosseto e Grande Oratore del R.S.I., Antonio Cefaly , Senatore del Regno dal 1898, Adolfo Engel, deputato radicale, poi Senatore del Regno e Presidente del RSI (1904-1909), Domenico Valeri, deputato di Osimo, Giuseppe Schumann, Professore di Lingua tedesca alla Università di Roma  e Teresio Trincheri, illustre studioso di diritto costituzionale, che succedette a Nasi, come M.V. divenuto poi Presidente del R.S.I. (1909-1912). In questa loggia venne iniziato Placido Martini  il massone  martire delle Fosse Ardeatine.Nunzio Nasi, Maestro Venerabile della Loggia Roma e, medio tempore, divenuto Presidente della Gran Loggia del Rito Simbolico, tenne il discorso inaugurale del nuovo Tempio della Loggia in Roma il 20 dicembre 1900. In tale fondamentale discorso, significativamente, si legge: <<Le nostre officine sono palestra di una educazione e di un lavoro che deve svolgersi nel mondo profano. Più che dannoso, impossibile ed as¬surdo sarebbe qualunque divieto di partecipare alle controversie della vi¬ta pubblica, in special modo a quelle che rappresentano l’indirizzo libe¬rale e patriottico dei poteri pubblici. L’ideale massonico lascia libertà d’azione rispetto ai partiti, ma non fino al punto da contraddire il suo ca¬rattere nettamente, necessariamente democratico. La parola fu spesso abusata, ma la cosa ha un significato certo, quando si traduca nella eleva¬zione morale, economica, politica delle classi popolari, e perciò nella lot¬ta contro gli egoismi, i privilegi, le disuguaglianze e le miserie, che abbru¬tiscono e che rappresentano la forza posta al luogo del diritto. [ ... ] La funzione della massoneria non può avere il solo obbiettivo anticlericale, ma deve assumerne uno prevalentemente sociale. L’anticlericalismo di¬venta anzi una conseguenza del suo intento principale, del suo modo di considerare il progresso umano e la missione dello Stato>> .7) La presidenza di Nasi segnò il rilancio, anche sul piano operativo, del Rito Simbolico che in due anni raddoppiò il numero dei suoi aderenti, raggiungendo il numero di ben cento logge .Questa grande ripresa del R.S.I. che seguì la grave crisi che il Rito aveva dovuto subire alla fine dell’Ottocento, soprattutto a causa della scissione di Malachia de Cristoforis, dovette preoccupare moltissimo i vertici del R.S.A.A. e vale a spiegare, a mio avviso, l’atteggiamento, tutt’altro che solidale nei confronti di Nasi, assunto da Ettore Ferrari , divenuto Gran Maestro del G.O.I. il 15/2/1904, e dal Grande Oratore Giovanni Camera  i quali, di fronte alla semplice apertura delle indagini penali nei confronti di Nasi, ne chiesero ed ottennero l’espulsione dal G.O.I..Espulsione che venne pronunziata il 7/5/1904 , quindi quasi quattro anni prima della condanna penale (24/2/1908) in aperto contrasto col principio della presunzione di innocenza dell’imputato cui venivano addebitati fatti esclusivamente relativi al mondo profano.Al dovere del rispetto della presunzione di innocenza fece invano riferimento lo stesso Nasi che giustamente concluse: <<Lo spirito e la lettera della Costituzione stabiliscono questo dovere, fino a che intervenga un giudizio profano, dinanzi e dopo il quale la Massoneria prende le sue risoluzioni. Questa legge fu violata>>. Peraltro, non può considerarsi del tutto casuale che il Grande Oratore Giovanni Camera, alcuni mesi dopo aver ottenuto l’espulsione di Nasi da Palazzo Giustiniani nel novembre 1904 venne nominato da Giolitti Sottosegretario di Stato alle Finanze.Non è difficile pensare, giunti a questo punto, che la stessa espulsione di Nasi dal G.O.I. sia stata richiesta da Giolitti a Camera che era un suo fedelissimo e che questi, approfittando della crisi di governo verificatasi a seguito delle elezioni politiche anticipate, abbia messo subito la cambiale all’incasso presso Giolitti facendosi chiamare al Governo.Egli, infatti, era venuto, in tale occasione, a sapere troppe cose e conveniva, pertanto, accontentarlo.Considerando l’alto numero dei parlamentari, sia alla Camera che al Senato, a quel tempo aderenti a Palazzo Giustiniani, l’espulsione di Nasi dal G.O.I. a Giolitti conveniva moltissimo.Questi, infatti, una volta ottenutala avrebbe potuto più facilmente far condannare Nasi dal Senato, cosa che poi puntualmente si verificò.8) Le elezioni politiche, immediatamente seguite all’esplosione dello scandalo Nasi, e allo sciopero generale che paralizzò l’Italia nel settembre 1904 al momento della nascita del Principe Ereditario, segnarono una prima intesa fra Giolitti e il Vaticano che condusse ad una prima sospensione del Non expedit da parte di Pio X.Il risultato di queste elezioni, frutto di tale intesa clerico-moderata fu negativo per il partito radicale vicino a Palazzo Giustiniani e, in particolare, al Rito Simbolico Italiano.Ed infatti, non vennero rieletti alla Camera Adolfo Engel, Presidente del R.S.I., e Gran Maestro Aggiunto del G.O.I. e dell’eminente giurista simbolico Ludovico Fulci, deputato di Messina.Risultò così chiaro che l’eliminazione di Nasi dalla vita politica, voluta da Giolitti, rientrava in un più ampio disegno politico incentrato su una sterzata a destra in chiave sostanzialmente antimassonica.Giolitti, infatti, intendeva sostituire l’intesa fra liberali e cattolici in chiave moderata alla politica dei blocchi popolari, da sempre, patrocinata da Palazzo Giustiniani. 9) Ebbene, fu propria questa politica di Giolitti che condusse alla scissione di Palazzo Giustiniani del luglio 1908  che, come è noto, condusse alla creazione della Gran Loggia d’Italia di Piazza del Gesù.Accanto a Saverio Fera, che si proclamò Sovrano Gran Commendatore del R.S.A.A. e Gran Maestro della neonata Obbedienza, guarda caso vi fu proprio Giovanni Camera colui che aveva chiesto ed ottenuto l’espulsione di Nasi dal G.O.I..Pertanto, le osservazioni del Cordova  che ritiene strano che il nome di Giovanni Camera <<...ricorresse con insistenza ogni qualvolta episodi oscuri, nella vita di Palazzo Giustiniani, fossero, in qualche maniera, collegati con Giolitti>> ci sembrano integralmente da condividere.E’ altamente significativo, sul punto, quanto scrisse all’epoca il giornale moderato La Perseveranza: <<La figura politica dell’onorevole Camera è abbastanza nota. Uomo di mediocre levatura, ma di ambizione sconfinata, aspirante sempre, anzi, anelante al governo, egli doveva forzatamente ricorrere a mezzi oscuri e subdoli per elevarsi grado a grado. Una magnifica occasione gli si offriva per entrare sempre più nelle grazie del presidente del consiglio ed acquistare quasi un diritto al primo portafogli che, per una causalità di quelle tante volte ripetutesi durante l’attuale ministero, si rendesse vacante>>.Nicola Di Modugno

Autore Legre

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Inserito il 27 Ottobre 2017 nella categoria Relazioni svolte