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Per una comunicazione trasparente

Il prof. Luigi Gianfranco Consiglio ha svolto una dotta relazione sull'annoso problema della manipolazione dell'informazione.

Relatore: Prof. Luigi Gianfranco Consiglio - Università di Palermo

Comunicazione e manipolazione

  Immagine riferita a: Per una comunicazione trasparente                                                                                       

        Il problema è annoso se già, nel 1621, Torquato Accetto, autore de 'La dissimulazione onesta' e delle Rime, scriveva in una di queste, alludendo proprio alla illusorietà che spesso ci circonda '[…]se questa è la condizione dell’uomo, basterà conoscerla, così da vivere tra gli inganni, non ingannato'. Nell’antica Grecia Hermes sovraintendeva alla scrittura; era raffigurato simbolicamente come 'messaggero', infatti il mito ce lo tramanda come fosse un postino che trasferiva le volontà di Zeus ai mortali e agli altri Dei disseminati dappertutto nel creato. Mercurio, nella tradizione romana era dotato di grande fantasia; aggiungeva al messaggio di cui era latore qualche proprio orpello, così da valorizzarlo. Queste sue estrosità mediatiche lo fecero considerare anche Dio del commercio; con tale attività, si sa, che grazie agli intermediari, si trasferiscono le merci, nel tempo e nello spazio, ed esse ovviamente aumentano di valore agli occhi dei clienti che avvertono il bisogno di utilizzarle. Ancora oggi un messaggio, da colui che lo elabora, arriva a destinazione servendosi di alcuni strumenti di intermediazione detti 'media', proprio dal latino. La presenza di Mercurio, per come lo abbiamo conosciuto ci può far pensare che nella mediazione vi sia solo il dolo, l’inganno. Non è sempre così ma certamente l’analfabetismo è stato comodo alle classi dominanti per gestire quelle subalterne ma la civiltà -sebbene oggi non riusciremmo a concepirla separata dalla democrazia- è cresciuta con l’allargamento nei secoli della base culturale e col formarsi dell’opinione collettiva. L’ambito in cui si verificano difformità fra i contenuti e la realtà, oggi sono prevalentemente riconducibili alla pubblicità e alla politica. Sulla pubblicità, come è noto, ci sono idee discordanti. C’è chi afferma che essa inventa ad arte le frottole più assurde a supporto di prodotti che vengono lanciati sul mercato. Altri la difendono evidenziando la funzione sociale come stimolo della concorrenza e quindi del miglioramento dei prodotti, comunque, nel 1957 Vance Packard denunciava questo stato di cose nel 'I persuasori occulti' che sensibilizzava il pubblico circa il fenomeno subdolo della comunicazione pubblicitaria. Tale analisi ci porta ad escludere l’incompetenza nella formulazione dell’enunciato che può farsi risalire ad uso improprio della tal parola nel contesto del discorso. Per l’uso appropriato di una parola a preferenza di un’altra bisogna chiedersi quindi che cosa si vuol trasmettere all’ascoltatore. Quali sentimenti si vogliano trasferire con l’enunciato che stiamo elaborando. La valenza dell’enunciato ci consente di trasferirci nella 'economia del discorso o del messaggio', introducendo due concetti di natura economica efficienza ed efficacia. Un azione – che può essere anche 'discorsiva'- può definirsi efficiente se le risorse impegnate nell’azione per il conseguimento del risultato sono opportunamente utilizzate evitando sprechi. Sia nel caso di un discorso corposo che di un semplice enunciato, le risorse – a prescindere dalla materia grigia, dall’intelletto del soggetto impegnato - sono le parole adoperate nello stenderlo che se saranno più precise ed aderenti al sentimento dell’autore renderanno il messaggio o il discorso gradevole o assertivo ma comunque inequivocabile. Il telegramma è un radicale esempio. La stessa azione, discorso orale o scritto, può definirsi efficace, se lo scopo prefissato/raggiunto supera positivamente il confronto fra i risultati conseguiti e quelli dello standard di riferimento come per es. una performance applaudita con standing ovation . Anche i vocaboli Comunicazione e Informazione spesso vengono adoperati – nella lingua parlata come se fossero sinonimi creando spesso degli equivoci interpretativi. Per informazione si intende l’enunciazione scritta o orale di dati (le notizie) raccolte o trasmesse, elaborate e fornite con sufficiente grado di analicità, al momento giusto e nel posto giusto ed alle persone giuste sovente dietro esplicita sollecitazione delle stesse ed al fine di una loro utilizzazione pratica, anche in ottica sociale quando si considerano i dati metereologici, sulla transitabilità della rete ANAS, o quelli relativi alla statistica sanitaria per scelte urgenti per far fronte ad epidemie ecc ed infine per supportare l’utente nelle proprie scelte più o meno immediate (orari, arrivi e partenze). Trasmettendo un’informazione non ci si aspetta una risposta orale o scritta da colui che l’ha sollecitata. All’utente finale serve conoscere la notizia perché in base a quella farà le sue scelte in modo più efficace ed economico (senza perdite di tempi, denari ecc). La comunicazione si ha quando c’è un trasferimento di enunciati da un soggetto 'Emittente' ad un 'Destinatario' e da questi, divenuto a sua volta soggetto, al soggetto originario dante causa del messaggio, attuando quindi una circolarietà che può essere anche brevissima ('andata e ritorno', e ci si avvale della presenza di intermediari che per questo vengono detti 'media ', dal latino. La comunicazione pretende un riscontro un feed-back che viene considerata prova certa che il destinatario ha ricevuto il messaggio ma non solo…che ne abbia compreso il contenuto così da variare il proprio comportamento. Generalmente la comunicazione può tendere a sviluppare consenso da parte di chi riceve la comunicazione. Il consenso, cioè l’atteggiamento di simpatia può essere indirizzato su un prodotto commerciale o su un personaggio o su un’idea politica. La difficoltà dell’elaborazione di un messaggio sta proprio nello strutturarlo in modo che sia efficace e che porti il massimo consenso sull’oggetto della comunicazione. E’ chiaro che i contenuti possono essere ingannevoli, ma l’enunciato se formulato in modo semplice può essere ancor meglio recepito da una massa maggiore di pubblico. Trasparenza, quindi, non è sempre sinonimo di contenuti sinceri. Affinché la comunicazione sia trasparente almeno nel modo auspicato dai due famosi ingegneri telefonici Shannon e Weaver, bisognerà che venga controllata la qualità del media. Se la manipolazione rappresenta generalmente una costante degli scambi e delle forme d’interazione sociale come avviene quando lo studente manipola la sua tesi di laurea, si può legittimamente supporre che l’informazione giornalistica si presti volentieri a supporto di una strategia di manipolazione su vasta scala. In questa accezione 'manipolazione' può benissimo significare abilità nel dare forma, plasmare oltre la persuasione, purché non scada servendosi di errori,di fallaci 'relata refero', di 'fughe di notizie' dalle presunte 'stanze dei bottoni'.      Luigi Gianfranco Consiglio

Autore Prof-Greco

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Inserito il 18 Gennaio 2011 nella categoria Relazioni svolte