Ultimato il restauro dell'altare marmoreo San Francesco d'Assisi
La dott.ssa Lorena Oddo, curatrice del lavoro, ci ha fatto pervenire la relativa relazione tecnica.
Il Direttivo dell'Università, su invito dell'arch. Luigi Biondo, ha visionato il restauro finanziato dalla nostra Istituzione (Cliccare per foto)
Relatore: Dott.ssa Lorena Oddo - Restauratrice
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RELAZIONE TECNICA SUL RESTAURO DELL’ALTARE MARMOREO SAN F.SCO D’ASSISI-STATO DI FATTO E DEGRADO-Da un sopralluogo effettuato in loco, salendo sul ponteggio della ditta Cassano Giovanni, si è potuto ispezionare l’intero manufatto. Questo si presentava in mediocre stato di conservazione sotto l’aspetto strutturale, sotto il profilo estetico invece la superficie presentava parti annerite a causa di un deposito superficiale che rendeva difficoltosa la lettura dell’opera offuscando i dettagli di dorature e le tarsie marmoree.Attraverso un’analisi più approfondita è stato possibile stilare una mappa completa di tutti i degradi presenti sull’opera prima dell’intervento di restauro:- un consistente strato di deposito coerente e incoerente ne inficiava la perfetta resa cromatica A questo si aggiungeva un ulteriore annerimento dovuto all’alterazione di sostanze cerose (in particolare sulle colonne), applicate probabilmente durante alcuni interventi di manutenzione poco idonei operati dai fedeli stessi. Il deposito tra l’altro copriva quasi completamente le parti dorate; - attorno alla nicchia che in passato custodiva la tela di Tiziano Vecellio <<San Francesco che riceve le stigmate>> (oggi custodita presso il museo regionale Conte Agostino Pepoli), era presente una malta cementizia ormai quasi interamente staccata a causa dell’umidità di risalita capillare;- le lastre di marmo che fanno da sfondo alla nicchia che oggi ospita la statua di San Francesco, erano interessate da un evidente degrado dovuto alla presenza di efflorescenze saline (causate dal fenomeno di risalita capillare);- soprattutto nella parte superiore dell’altare erano presenti delle lesioni, alcune delle quali erano state messe in sicurezza in un intervento precedente mediante perni in ferro che ossidandosi avevano ulteriormente peggiorato lo stato, compromettendo quindi l’opera anche sotto il profilo strutturale oltre che quello estetico;- alcune zone presentavano delle mancanze dovute probabilmente a danni accidentali o al rigonfiamento della malta causato dall’ossidazione di materiale ferroso posto all’interno della struttura;- altri elementi invece risultavano pericolanti (e in questi casi si è provveduto alla loro rimozione e reincollaggio) o staccate dalla superficie originale e ritrovate nelle immediate vicinanze;- il marmo della parte inferiore dell’altare invece (a differenza di quello della parte superiore che si trovava in ottimo stato di conservazione) presentava un degrado piuttosto avanzato. L‘umidità di risalita infatti aveva innescato dei processi chimico/fisici che avevano portato ad una notevole perdita di materiale. L’esempio puù eclatante è quello delle lastre che ricoprivano i gradini sovrastanti la mensola liturgica, che sono stati rimossi e sostituiti da uno strato di malta;- molti elementi dell’altare inoltre erano stati assemblati mediante l’utilizzo di perni in ferro. Questi erano completamente ossidati e oltre a causare un danno estetico avevano generato rigonfiamenti e conseguenti distacchi di svariati componenti;- nella parte inferiore dell’altare, in corrispondenza delle mensole sulle quali venivano posizionati i ceri votivi, sono stati trovati numerosi schizzi di cera, sicuramente risalenti ad un periodo coevo o immediatamente successivo alla realizzazione dell’altare, in quanto sotto di essi la superficie marmorea risultava priva di depositi; - tutte le parti interessate dalla decorazione in oro avevano perso gran parte della cromia originaria;- la corona in ferro che sovrastava il grande stemma della famiglia Griffeo si presentava in pessimo stato, per cui è stata inevitabile la sua rimozione e conseguente sostituzione-INTERVENTODI RESTAURO SPOLVERATURA-La prima fase dell’intervento di restauro ha riguardato la rimozione di un consistente strato di deposito incoerente presente sull’intero manufatto. Tale operazione è stata effettuata mediante l’utilizzo di pennellesse a setole morbibe e - nelle zone di maggior accumulo di depositi - con l’aiuto di un aspirapolvere.In seguito si è provveduto alla rimozione di uno strato di malta cementizia risalente all’intervento 900esco durante il quale è stata realizzata la nicchia. Tale malta si presentava ormai completamente distaccata; la rimozione è stata effettuata esercitando una leggera pressione o con l’aiuto di uno scalpellino nelle poche zone in cui invece era ancora ben ancorata. PULITURA -La pulitura vera e propria è stata preceduta da una serie di test di che hanno permesso l’individuazione della metodologia più consona da adottare. I primi test sono stati effettuati mediante impacchi di acqua deionizzata supportata con polpa di carta e sepiolite (rapporto 3 a 1), sia sulle parti marmoree sia su quelle dorate. Tali test non hanno prodotto risultati apprezzabili, per cui si è scelto di intervenire con impacchi a solvente (carbonato d’ammonio, soluzione al 5%) su carta giapponese nelle zone interessate da depositi meno tenaci o supportati da polpa di cellulosa e sepiolite (rapporto 3 a 1) nelle pari in cui lo sporco risultava più tenace.La pulitura è stata effettuata con spazzole a setole morbide e spugne. L’intera superficie è stata poi accuratamente risciacquata per evitare il depositarsi di residui.Pulitura stemma (prima e dopo) Gli schizzi di cera sono stati rimossi meccanicamente a bisturi INCOLLAGGI-Alcune piccole parti del manufatto risultavano staccate. I pezzi mancanti sono stati quasi tutti ritrovati nella immediate vicinanze. Gli incollaggi sono stati effettuati mediante l’utilizzo di colla Keracoll.In particolare risultavano stacccati:- un elemento di tarsia marmorea nella parte sinistra al di sopra del capitello. In questo caso il distacco era stato causato all’ossidazione del ferro sottostante, il quale è stato pulito e trattato con un antiruggine;- una parte del secondo gradino nella parte bassa dell’altare e uno spigolo sulla base della colonna destra;- durante la fase di pulitura inoltre è venuto alla luce un consistente distacco della lastra marmorea sopra la colonna destra raffigurante un grifone. Questa si presentava totalmente staccata ed è stato necessario rimuoverla.Anche in questo caso il disatacco era stato causato molto probabilmente dall’ossidazione del perno in ferro utilizzato per tenere uniti i vari componenti dell‘altare. Il perno ossidato ha causato il rigonfiamento della malta sottostante e conseguentemente la perdita di adesione della lastra al supporto. Il perno è stato pulito meccanicamente e rattato con un antiruggine; è stato necessario rimuovere la vecchia malta di riempimento che ormai aveva perso la sua funzione e bloccare lo stato di disgregazione con una resina acrilica (acryl) al 20%. La vecchia malta di riempimento è stata sostituita con un rinzaffo.Come ultimo strato è stata utilizzata una malta adesiva che ha permesso il perfetto incollaggio della lastra e sui bordi, per garantire una maggiore adesione, è stato applicato uno strato di colla keracoll.La lastra è stata incollata mediante l’uso di puntelli che per 24 ore hanno garantito la giusta pressione necessaria per l’incollagio.STUCCATURE-Le lezioni e le parti mancanti sono state stuccate con una malta premiscelata e successivamente pigmentata ove necessario.Alcune tarsie si erano staccate ed erano andate perdute. Tali zone sono state stuccate con una malta pigmentata (polvere di marmo e grassello di calce 3 a 1).RITOCCO PITTORICO-Le incisioni (ormai quasi interamente perdute) sono state ritoccate a pennello con colori a tempera Le zone dorate che avevano perso buona parte del colore sono state riequilibrate con una velatura ad acquerello. Infine sull’intero manufatto è stato steso un leggero strato di cera microcristallina con funzione di protettivo.MONTAGGIO CORONA-Dopo uno studio effettuato dal Dott. Figuccio Bartolomeo e dal Dott. Guastella Tommaso, e osservando le tarsie marmoree della parte bassa dell’altare, che riproducevano la corona stessa, è stato possibile riprodurne una fedele copia. La nuova corona, in acciaio inossidabile è stata realizzata e montata dall’artigiano Sig. Giliberti Alberto.La corona è stata trattata con un aggrappante nero e successivamente dipinta con un colore acrilico dorato. Infine è stata applicato uno strato di mecca a pennello per scaldarne il tono. Dott.ssa Lorena Oddo (Restauratrice abilitata alla professione).
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DIDASCALIA DELLE FOTO A PARTIRE DALL’ALTO:1)L’altare restaurato-2)L’altare prima dei lavori-3)Lorena Oddo- 4)Il Consiglio Direttivo dell’Università-da sinistra: Enzo Vitrano, Antonino Tobia, Leonardo A.Greco, Giuseppe Abbita
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Inserito il 18 Settembre 2016 nella categoria Relazioni svolte
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