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Un viaggio nell'arte contemporanea

Francesco Impellizzeri ha risposto sui 'perchè' e i 'che cosa è' dell'arte contemporanea

Relatore: Francesco Impellizzeri

 'Quando qualcuno dice questo lo so fare anch’io vuol dire che lo sa rifare altrimenti lo avrebbe fatto prima'Che cosa si intende per arte contemporanea?Come si può capire, decodificare, e riconoscere un’ opera d’arte contemporanea?Viene definita così quella che gli artisti realizzano nella società a loro contemporanea.Bisogna fare qualche passo indietro per comprendere come si è sviluppato il processo creativo che ha portato gli artisti alla realizzazione di opere che sono fuori da quelli che vengono chiamati 'i canoni classici', cioè lontani dalla riproduzione realistica della figura umana e della natura, e anche dalla rappresentazione sacra che raccontava un avvenimento biblico attraverso immagini figurative.Infatti per secoli, la committente principale degli artisti è stata la Chiesa, che necessitava di linguaggi chiari, di facile comprensione, utili ai fini ecclesiastici.Ma, nonostante questi limiti, i pittori hanno spesso cercato di mettere il loro zampino e dichiarare le proprie idee, anche se con mille difficoltà.Questi elementi sono stati analizzati dagli storici nel corso del tempo. Ad esempio Michelangelo Buonarroti nel dipingere la cappella Sistina (che oggi tutti ammiriamo come uno dei più grandi capolavori della pittura), aveva osato  utilizzare colori troppo vivaci e brillanti nella rappresentazione di figure, sia maschili che femminili, eccessivamente muscolose e poco vestite.In quanto scultore Michelangelo ci mostrava il suo interesse e la sua ricerca sul corpo, quale poderosa struttura della natura umana.Nel 1500 si intraprendevano infatti numerosi studi anatomici, e famosi sono i disegni di Leonardo Da Vinci. Michelangelo esasperava ed esaltava i tratti della figura umana per mettere in evidenza il miracolo di quella fantastica macchina che è il corpo, ma anche per evidenziare, con enfasi, la narrazione biblica. Per questo fu molto criticato dalla parte più bigotta della chiesa che vedeva questa rappresentazione dei corpi nudi eccessiva, da osteria e, alla sua morte, vennero infatti coperte le parti intime delle figure da un suo allievo, che per questo venne denominato il braghettone. (da Braghe, mutande)Quindi anche allora non era facile accettare le idee e le proposte innovative degli artisti, e solo dopo secoli molte loro opere sono stati finalmente 'digerite'  e apprezzate dai fruitori. Ma proseguiamo il nostro percorso verso i cambiamenti più tangibili che ci portano verso l’argomento di stasera, oltrepassando i preconcetti, visto che Leonardo non potrebbe comprendere la nostra arte allo stesso modo in cui oggi rimarrebbe terrorizzato alla vista di un computer o di un cellulare.Vi sarà probabilmente capitato di visitare un museo di Arte Moderna, in cui avrete sicuramente ammirato opere del 1800 raffiguranti rassicuranti e ben dettagliati paesaggi montani, come quelli dipinti da Giovanni Segantini, oppure caotiche ma esaustive rappresentazioni con gruppi di persone, simili a quelle realizzate dal pennello energico e narrativo del francese Eugene Delacroix, o dettagliati, raffinati e rifiniti ritratti di re o imperatori come Napoleone Bonaparte o ancora  eleganti e regali ritratti di dame abbigliate con abiti ricercati e altre, bellissime ma decisamente svestite, tutte queste, opere dipinte da Jean-Auguste-Dominique Ingres.Nella seconda metà dell’800 però nasce un periodo artistico caratterizzato  dall’impronta di freschezza nell’esecuzione dell’opera e dell’emozione che l’artista trasmette nella rappresentazione della luce e del colore.L’impressionismo: un’espressione artistica che fa tesoro delle esperienze del Romanticismo e del Realismo, movimenti artistici che avevano già cambiato i canoni accademici precedenti e avevano eliminato l'importanza del soggetto, portando sullo stesso piano il genere storico, quello religioso e quello profano.  (Come le opere di Segantini e Delacroix che abbiamo visto prima) Con l’impressionismo invece gli artisti cominciarono quindi a reallizzare opere eseguite in modo più rapido, dipingendo paesaggi en plaine aire, all’aria aperta, si ribellarono alle convenzioni, si interessarono più al colore che al disegno.Ma anche la scoperta della fotografia aiutò la rapidità nell’esecuzione delle opere, e alcuni artisti la usarono come bozzetto o progetto.Il nome del nuovo movimento (Impressionismo) si deve ai critici d'arte dell'epoca, che definirono la prima mostra: Exposition Impressioniste, prendendo spunto dal titolo di un quadro di Claude Monet, Impression, soleil levant. Ci chiediamo allora quali altre cose hanno causato questi cambiamenti nelle espressioni artistiche, e anche letterarie, nel corso di questi ultimi secoli.Un elemento importante sono i fatti storico/politici a cui gli intellettuali partecipavano con il loro 'contributo': chi con la pittura, chi con la scultura o con la scrittura.A Parigi, città fulcro delle innovazioni di cui stiamo parlando, dopo la rivoluzione  francese del 1848, e alcune rivolte popolari, come La Comune di Parigi, in cui fu affidata al pittore Gustave Courbet, appena eletto presidente della Società dei pittori, la riapertura dei musei, rimasti chiusi dal tempo dell'assedio, e l'organizzazione dell'annuale Salon (Importante esposizione d’arte.Nel 1889 venne inaugurata, sempre a Parigi, l’esposizione internazionale in cui fu realizzata la Tour Eiffel e per l’eposizione del 1899 fu costruito il Grand Palais che ancora oggi è sede di prestigiose mostre.Tutti questi importanti eventi hanno coinvolto gli artisti e intellettuali e permesso l’innovazione del loro pensiero, causando rotture con i linguaggi espressivi del passato.Non si verificarono quindi cambiamenti sporadici ed isolati, causati da artisti pazzi e scellarati.E questo il caso del grande Vincent Van Gogh, che giunge a Parigi alla fine dell’800, nel momento in cui inizia il decadimento dell’impressionismo dove, come scrive nel 1887, credeva di trovare degli uomini e invece trova dei pittori che lo disgutano come uomini. I rapporti autentici che aveva avuto con i contadini, i minatori e tessitori del Belgio e dell’Olanda non riesce ad instaurarli con gli artisti incontrati a Parigi, che in teoria credeva avessero qualità e valori e invece trovava senza alcun sentimento.Solo con l’artista Paul Gauguin trovò una buona intesa, visto che si somigliavano nella ricerca viscerale della pittura narrata in un modo nuovo.Ma il perfetto dialogo epistolare si interruppe dopo una convivenza, positiva per la loro crescita creativa, ma negativa sugli aspetti del vivere quodidiano.. Fallì quindi anche questo progetto di Van Gogh di creare ad Arles, dove viveva, un luogo che potesse essere una fucina anche per altri artisti. Come scrive in quel periodo:Il mio più grande desiderio è imparare a fare delle deformazioni o inesattezze o mutamenti del vero; il mio desiderio è che vengano fuori, se si vuole, anche delle bugie.....non dunque un’arte di impressione ma di espressione. Un’arte che esprima non la verità apparente delle cose ma la loro profonda sostanza.Quindi si trattava di una ricerca spasmodica di un nuovo fare arte. Ecco perchè oggi le sue opere sono così importanti, e non certo per la follia artistica che le ha generate.Questo ci fa anche capire lo spirito di ricerca e di libertà espressiva che avevano gli artisti di quel periodo, ormai da tempo slegati dai dettami della chiesa e anche dal perbenismo del mercato dell’arte.Sempre visitando un museo o in altre occasioni, avrete anche visto almeno un’opera dell’artista catalano Pablo Picasso, ( autoritratto del periodo blu) che aveva iniziato a dipingere come tanti artisti dell’ottocento, essendo nato nel secolo in questione, e che poi nei primissimi anni del ‘900 ha stravolto i canoni del ritratto, utilizzando i dettami di quello che verrà poi chiamato cubismo. Nel 1907 dipinge un’altro autoritratto. Quest’opera fu realizzata dopo che Picasso vide e comprò una piccola scultura, in un negozietto di Parigi, che rappresentava una statuetta nera. Si era innamorato dell'arte e della scultura africana, con le sue maschere spigolose, dai segni duri ed enigmatici, e spesso visitava il Museo Etnografico di Parigi. La cosa che ha influenzato la nascita di questo nuova espressione è stata quella che allora veniva chiamata arte negra, e che comprendeva sia la scultura africana che quella dei popoli dell’Oceania.Queste opere erano da poco giunte in europa attraverso i mercanti coloniali francesi.Ci sono vari racconti su chi fu il primo a scoprire la bellezza di queste opere, fatto sta che gli artisti cominciarono a guardarle con più attenzione. L’arte classica, che fino ad allora aveva dato ispirazione ed era vista, fino alla metà dell’800 come matrice per la creazione di opere d’arte, era stata soppiantata da quella africana.Oltre Picasso, furono quindi molti artisti del periodo a restarne affascinati, tra questi Constantin Brancusi, Henri Matisse, Fernand Leger, Amedeo Modigliani, di cui abbiamo visto un dipinto confrontata ad una scultura africana.Per fare ancora un esempio su arte e fenomeni storico politici, torniamo a Picasso con l’opera Guernica: una tela alta tre metri e mezzo e lunga quasi otto, (che oggi si trova nel Museo Reina Sofia di Madrid) e che fù realizzata in memoria del bombardamento aereo dell'omonima città basca, durante la guerra civile spagnola nel 26 aprile 1937.Un racconto in bianco e nero per marcare la drammaticità dell’evento, una cronaca illustrata come le fotografie che riempivano i quotidiani dell’epoca.Quindi vediamo che la rappresentazione, in questo capolavoro di Picasso, diventa più concettuale, elaborata da un senso critico/politico, e anche drammaticamente poetica nella rappresentazione dei volti, fino ad alterarne la classica narrazione realistica e prospettica. Come abbiamo visto, l’arte è conseguenziale ad eventi  storici e, la fine o l’inizio di un nuovo secolo sono  state spesso un forte propulsore per i cambiamenti artistici, oltre che tecnologici.L’arte nasce dall’arte ed è bene sfatare il mito di chi si alza un bel mattino, e con un atto di pura follia, crea un prodotto e lo eleva ad opera d’arte. Le problematiche sono più complesse e oggi si verificano altri fenomeni di follia, nell’ambito dell’arte contemporanea.I repentini sviluppi della scienza, e la velocità con cui si susseguono le innovazioni tecnologiche, vanno di pari passo con l’espressione artistica.Questa di cui stiamo parlando è ancora quella che viene definita Arte Moderna, ma reputo molto importante questo passaggio che ci permetterà di arrivare al contemporaneo.Subito dopo Picasso tanti artisti hanno cambiato il fare arte, e molte correnti pittoriche sono nate, tra cui il dadaismo e il surrealismo.Tra i tanti artisti emblematici, ho scelto il belga Renè Magritte che con il quadro Ceci n’est pas une pipe, ci mostra il dipinto di un oggetto, in questo caso una pipa, e ci dice che questa ne è solo la rappresentazione pittorica, ma non potrà mai essere la pipa come lo è nella realtà.Questo artista surrealista ci porta già avanti nel nostro percorso. E’ il momento in cui gli artisti ci raccontano palesemente, attraverso un oggetto, anche un concetto,  che va oltre la capacità tecnico esecutiva dell’opera in questione. Diventa meno importante mostrare la realtà, come già faceva la fotografia, ma primario evidenziare  un’idea, un pensiero.Così possiamo passare a parlare di Nudo che scende le scale di Marcel Duchamp, raffinato intellettuale e pittore talentuoso che, dopo aver dipinto poche ma importanti tele, che oggi sono nelle collezioni dei più ambiti musei del mondo, inventò quelli che furono chiamati i Ready-made, oggetti di uso domestico, quotidiano che, privati dell’utilizzo per cui erano stati costruiti e inventati, vengono elevati ad opera d’arte, mostrando la loro pura forma scultorea. L’opera è del 1917 e si chiama Fontana: un orinatoio mostrato nella posizione non consona alla sua primaria funzione, di cui si valorizza la forma.Un’opera che è anche provocazione, ma chiaro esempio dell’idea e del concetto che prendono il posto dell’esecuzione materiale dell’oggetto. Si scavalca la rappresentazione della pipa di Magritte, ponendo la pura idea avanti a tutto.Un evento scioccante ma determinante per l’arte che verrà in seguito.Proseguendo negli anni, molti altri artisti hanno rivoluzionato il linguaggio artistico, tra questi il nostro Lucio Fontana che, dopo anni di ricerca sulla materia, come ad esempio la ceramica, (busto femminile) cercandone la drammaticità nello scavare le plastiche superfici di creta, negli anni 50 è ritornato al dialogo con la storica e classica tela, cercando quello che c’era oltre la sua superfice, con un preciso e perfetto taglio.Emblematico segno del superamento di tutto quello che era già stato detto e fatto, con un magnifico tratto che, attraverso un fondo nero posto sul retro del telaio, donava all’opera un effetto cromatico che dialogava con la superfice. Si è sempre parlato della O di Giotto come sinonimo di capacità e perfezione, conoscenza del disegno e della tecnica. Questo si può dire di Fontana con le sue opere che dimostrano, non la casualità, come scioccamente si è portati a pensare, ma una delicata progettazione e una sicura e precisa esecuzione.Oggi i musei di arte contemporanea si contendono le sue opere e i valori alle aste sono salite vorticosamente fino ad arrivare a cifre che stanno raggiungeno il milione di euro.Questo per colmare la mancanza d’ informazione che i nostri mezzi di comunicazione non ci possono purtroppo dare.Cosa che ha portato, coloro che non sono a conoscenza del percorso fatto dalla ricerca degli altristi negli ultimi 100 anni, ad esprimersi con quello che è chiamato 'luogo comune', che è facile dipingere un volto non realistico, ad esporre un orinatoio sdraiato, oppure tagliare la superficie di una tela,oppure a cospargerla di colori mescolati. Come nel caso dell’artista americano Jackson Pollock che negli anni ’50 con la tecnica del dripping, ha realizzato grandi opere dalle vibranti variazioni cromatiche. Quelli sono gli anni in cui la ricerca astratta tocca il suo apice e sono molti gli artisti che rivolgono la loro attenzione alla percezione che il colore dona nei suoi accostamenti puri o molteplici.Texture in cui i colori hanno un oculato equilibrio nella distribuzione sul supporto tela, pari a quello che  avevano le opere di artisti del ‘400 o ‘500 come Piero della Francesca,e che si possono ritrovare nei particolari ingranditi degli impressionisti.Infatti anche queste non sono altre che impressioni e sensazioni che la nostra retina percepisce ed eleva al piacere dell’emozione.Liberi quindi, da ogni committenza vincolante, gli artisti si esprimono attraverso astrazione e concetto, due campi difficili che richiedono però conoscenza tecnica ed elaborazione ragionata del progetto opera. Questo è quello che ha anche mostrato l’artista trapanese Carla Accardi, dapprima nel 1947 a Roma con il gruppo Forma e poi da sola nel corso della sua lunga carriera.La sua pittura, con la rappresentazione di segni e forme, ha recuperato il percorso fatto da altri artisti Ma andando avanti nel corso dei decenni, avvengono ulteriori innovazioni nel campo delle espressioni artistiche: il maggiore rappresentate dell’arte POP (da popolare) Andy Wharol ha cercato di portare nell’arte quello che era dominio dei mezzi di comunicazione, utilizzanno le tecniche di riproduzione seriale, quindi la stampa serigrafica, per raccontare gli anni 60 del boom economico o elevando ad icona (come un tempo lo erano state le immagini sacre) i prodotti di consumo, la pubblicità e il cinema con le sue star, tra le quali Marylin Monroe, Elisabeth Taylor, ecc e i fatti di costume e cronaca come la pena di morte, altro esempio del coinvolgimento dell’artista nel sociale, come partecipata denuncia.Gli anni 60 e 70 sono quelli in cui prevale il concetto dell’artista, sempre in parallelo a quello che accadeva in quel momento storico: le lotte studentesche, il femminismo, la cultura underground e il superamento drastico di schemi culturali. E vorrei tornare alla nostra Carla Accardi per citare un emblematico esempio di quello che è avvenuto nel lavoro degli artisti, che li ha portati verso una sorta di azzeramento della pittura,Un uscire fuori dallo schema della tela, dopo che Fontana col suo gesto la aveva aperta, quasi ferita, andando oltre la sua superfice.La Accardi, nella sua affannosa ricerca del segno attraverso la luce disegna, con trasparenti striscie di plastica annodate e intrecciate sul telaio, annullando il supporto tela con delle opere che posso anche rimandare al tessere antico.Nella mia esperienza di artista, il percorso è stato eterogeneo e basato sulla musicalità che attraverso il corpo arriva al colore e viceversa, e ho ritrovato affinità espressive casuali con altri artisti che mi avevano preceduto.La tesi sulla Body Art (artisti che lavoravano sul proprio corpo come oggetto e soggetto delle opere che realizzavano).che ho presentato all’Accademia di Belle Arti a Roma nel 1982, è un esempio di quanto trovavo sorprendentemente vicino il lavoro fotografico che era stato fatto negli anni ’70 da artisti come Luigi Ontani che, interpretava i miti greci attraverso foto che lo ritraevano nelle vesti di figura mitologica, storica o religiosa, in quanto icone della storia dell’arte.Anch’io, sul finire degli anni ’70, mi facevo fotografare sulle rive del mare di Trapani, come statua riportata a galla dai nostri fondali ricchi di storia,e acquerellavo i miti che l’appartenenza alla storia della sicilia mi suggeriva, e che il  nostro paesaggio mi permetteva di rappresentare.Ma le sollecitazioni venivano  anche dal cinema e dalla televisione, i nuovi mezzi di comunicazione.Qualche anno dopo il termine dei miei studi, le velature di colore degli artisti del passato mi entusiasmarono al punto di ricreare effetti chiaroscurali su piccole e grandi superfici, suggerite da note musicali che si sommavano alle pennellate durante l’esecuzione dell’opera.Questo periodo è stato caratterizzato dall’astrazione, non come scelta ma come esigenza di intraprendere questo dialogo con l’essenza del colore e la pennellata.Uno di questi pezzi è oggi, insieme ad altri due relativi a periodi successivi del mio lavoro, nella collezione del Ministero degli Affari Esteri, nel palazzo della Farnesina a Roma.Un quadro nato ascoltando musica e che voleva esprirene l’impeto vocale.Come nel caso del dipinto dedicato alla cantante blues americana Sarah Vaughan. Colori Sonor quindii, come ho chiamato in seguito una mia personale a Roma, dedicata a Vassilij Kandinskij, artista che aveva già teorizzato il binomio tra le due arti.Al termine del periodo astratto, il mio lavoro ha utilizzato l’ironia per affrontare le problematiche sociali e, nel 1990, ho realizzato la prima peformance musicale in galleria, e poi nei musei e nelle fiere d’arte contemporanea.Proponendomi come soggetto e interpretando personaggi più disparati, ma non disperati, che mi permettevano di criticare, attraverso foto, video, pittura, installa zioni, questo buffo mondo che ci circonda.Nel 1999 ho partecipato ad un convegno Bologna che si chiamava 'Come spiegare a mia madre che ciò che faccio serve a qualcosa?' Questo convegno nacque da un’idea di alcuni artisti, e fu chiamato Progetto Oreste. Oreste era la volontà condivisa da alcuni artisti di provare a mettere da parte le proprie individuali creazioni artistiche per concentrarsi sull'organizzazione e promozione di eventi dedicati all'interscambio di idee tra i vari settori della cultura contemporanea. Per questo tipo di attitudine venne coniato il termine di "arte relazionale' ed Oreste è stato invitato a partecipare alla 48. Biennale Internazionale d'Arte di Venezia del 1999 in cui anche io, essendo entrato a far parte del gruppo, ho presentato un progetto nel padiglione Italia. L’anno dopo ho raccontato il mio percorso di vita e lavoro attraverso una mostra che ho chiamato 'Meteorismi' in cui erano stampate o dipinte immagini su supporti imbottiti di gommapiuma a forma di nuvola, disposte per terra visto che non si trattava proprio di nuvolette celesti, ma formate da altri gas, dato che in quel periodo mi dichiaravo un artista di panza e non di testa.Quel decennio è stato costellato di grandi soddisfazioni per le performances realizzate in Spagna, come questa al museo di Salamanca in cui, attraverso tre canzoni,: una in francese, la seconda in italiano e l’ultima in spagnolo, ho ironizzato sul mito macho del cantante. In 10 minuti, con musica e coreografie televisive, ho mostrato quello che viene chiamato tableau vivent.Quei minuti che di regola si utilizzano per guardare un’opera in mostra, Un quadro vivente che ti dona emozioni, ti incuriosisce e ti crea dei dubbi o delle certezze. Ti destabilizza o ti gratifica.Le mostre personali nella galleria spagnola Espacio Minimo hanno avuto un buon riscontro di critica e mercato,  soprattutto attraverso i Pensierini, opere gradite per la loro orininallità e sottile ironia. Riutilizzando la calligrafia infantile e ridisegnando i fogli delle scuole elementari ho parlato di fatti di cronaca, di costume o politici, mostrando le mie capacità nel disegno  fino alla realizzazione delle cornici stesse.La mia maestra delle elementari aveva tanto elogiato i miei disegni, che aveva appeso con le puntine nella nostra aula e, questa sorta di prima mostra della mia vita, è stato un episodio determinante.E anche i critici spagnoia in quel periodo mi hanno gratificato con pubblicazioni come: El arte que vien di Paco Barragan, che mi ha scelto in seguito per una esposizione itinerante, partita dal museo Reina Sofia di Madrid e conclusasi al museo del Barrio di New York.Il ciclo di arazzi invece nasceva dal desiderio di utilizzare l’artigianato e la tradizione dei tappeti ericini per farne opera d’arte attraverso la rappresentazione di alcuni personaggi delle mie performance, presentati come silouette retroilluminate, figure di spettacolo su fondali  e luci colorate.Uno di questi fa parte della collezione del Museo delle Trame del Mediterraneo di Gibellina.Con questo polittico di grandi dimensioni, ho invece voluto mostrare il mio concetto rappresentativo attraverso un’iconografia utilizzata spesso per le narrazioni sacre, appropriandomene quasi come moto di rivalsa per tutti gli artisti del passato condizionati dalla committenza ecclesiastica. Il personaggio protagonista l’ho chiamato Flambé..Nel 2010, sommatoria dei 20 anni di performances è stata la grande esposizione IMPELLIZZERI XX  che, la docente di Storia dell’arte nella facolta di lettere a Roma, Simonetta Lux mi ha invitato a realizzare nel Museo della Sapienza in cui ho mostrato, attraverso video, foto, disegni, costumi, installazioni e progetti, questo peculiare aspetto del mio lavoro.Nel lungo e curvo salone si dipanava questo ventennio illuminato da fari teatrali e allietato dalle canzoni che avevo interpretato.Arriviamo quindi agli ultimi quadri, che ho iniziato a realizzare subito dopo questo importante evento.Da qualche anno era iniziato il periodo di crisi economica e culturale e il mio lavoro non poteva che avere un risvolto speculare. Sono nati i dipinti Per l’Appunto, in cui l’equilibrato quadrato, il rassicurante rettangolo e il cerchio perfetto hanno lasciato il posto a un quadrilatero irregolare.Anche il colore si spande sulla superfice senza rappresentare figure ne paesaggi. La perdita di un equilibrio economico ha destabilizzato corpo e mente, ma solo attraverso un testo, dipinto con pallini argentati che appaiono con una luce radente, si può ottenere la giusta lettura e stabilire la posizione esatta della tela.Abbiamo bisogno della cultura, per l’appunto, per ritrovare stabilità e continuare il nostro duro cammino.Concludo questo nostro incontro con l’immagine di un mio recente lavoro nel quale alludo a come la luce nascosta rivela verità e che l’arte può salvare dalla mediocrità che la politica e la cultura di massa ci propone. La poesia solletica la mente, inebetita dalle pochezze quotidiane, e spazza via le immondizie televisive.Francesco Impellizzeri

Autore Prof-Greco

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Parliamo di: Arte contemporanea

Inserito il 31 Gennaio 2017 nella categoria Relazioni svolte