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Un'esperienza trentennale con Carla Accardi

Il maestro Francesco Impellizzeri ha raccontato il sodalizio artistico che per lunghi anni, ebbe con la grande Carla Accardi, la signora dell'astrattismo italiano.L'avv. Massimo Occhipinti ha relazionato su tre donne artiste dell'Ottocento

Relatore: Maestro Francesco Impellizzeri

<_div>Si riporta, qui di seguito, la confernza integrale del maestro Francesco Impellizzeri. Ho conosciuto Carla Accardi nell’estate del 1983 in occasione della sua mostra personale alla Salerniana nell’ex convento San Carlo di Erice dove esponeva lavori storici e nuove tele. Quando ha saputo che vivevo a Roma, dopo aver lasciato Trapani nel 1978, mi ha chiesto come mai non ero andato a trovarla prima, con una simpatica nota di rimprovero nella voce.Così, dopo qualche mese, ho salito i quattro piani che portano al luminoso studio casa di via del Babuino, ignorando che sarebbe stato un luogo molto importante per la mia vita, dato che sarei diventato suo collaboratore dal 1987 e che oggi avrei anche fatto parte del comitato scentifico dell’archivio Accardi Sanfilippo.Cercherò di illustrarvi, con parole e immagini, la vita di Carla Accardi, la nostra collaborazione e le mostre ed eventi che abbiamo condiviso.Carla Accardi nasce a Trapani il 9 ottobre del 1924.La madre, Vita Scalabrino, era proprietaria delle saline Galia.Carla da bambina faceva delle gite con la famiglia tra le piramidi bianche di sale, che diventano punti luminosi quando cala la sera, e raccontava di frequente quanto quei luoghi la affascinassero.Era una ragazza molto sportiva (faceva gare di equitazione e di tennis all’EX Gil, vincendo anche premi) Amava anche il mare da brava siciliana ed era una grande nuotatrice, posso confermare di averla vista nuotare con foga fino a sparire lungo la linea dell’orizzonte.Ma la passione per il disegno e la pittura erano predominanti. Realizza il primo autoritratto a matita nella casa di vaganze a Ragosia (Valderice) all’età di 17 anni).Questa sua passione per l’arte viene sostenuta dal padre, ingegnere del Genio Civile, che le regala alcuni libri di 'Arte Moderna Italiana' e monografie su Picasso, Matisse, Mondrian, Kandinshkj, ecc.Immagine riferita a: Un'esperienza trentennale con Carla Accardi <_div>Consegue la maturità classica al liceo Ximenes. Ricordava quegli anni con molto piacere e che veniva accompagnata a scuola dalla governante, la signorina Ida, , che ho avuto il piacere di conoscere a metà degli anni ‘80.Nel 1944 frequenta a Palermo l’Accademia di Belle Arti, dipinge ritratti e molte nature morte, e conosce Antonio Sanfilippo, giovane artista di Partanna, con cui inizia un rapporto d’amore e complicità sull’arte.Lo incontra nuovamente all’inizio del 1946, all’Accademia di Belle Arti di Firenze, poi abbandonata per stabilirsi a Roma nell’autunno dello stesso anno, seguendo i suggerimenti di Sanfilippo.Nello studio di Guttuso in via Margutta a Roma, in cui era ospite Pietro Consagra (scultore nato a Mazara del Vallo), conosce altri artisti: Ugo Attardi, Mino Guerrini e Giulio Turcato.Con loro e insieme a Piero Dorazio, Achille Perilli e Sanfilippo firma nel 1947 il manifesto della rivista 'Forma 1' da cui nasce l’omonimo gruppo, che li consacrerà nella storia dell’arte contemporanea, come tra i primi astrattisti italiani del dopoguerra.Un suo dipinto viene presentato nel 1948 alla XXIV Biennale di Venezia, anche questo un evento importante visto che era la prima edizione del dopoguerra.L’anno dopo si sposa a Trapani nella chiesa dei Salesiani con Antonio Sanfilippo.Nel1950 espone alla libreria-galleria l’Age d’Or di Roma, quindici tempere su carta presentate da Turcato (sua piccola prima mostra personale) e l’anno dopo partecipa alla rassegna 'Arte astratta e concreta in Italia' che si tiene alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.Nel 1951 nasce la figlia Antonella e si trasferisce con Sanfilippo nella casa-studio di via del Babuino, Inizia anche l’attività di insegnamento nella scuola media che durerà fino alla metà degli anni ’70.Con Sanfilippo e gli artisti del gruppo Forma 1 viaggia molto. Nei primi anni ‘50 è ospite col marito e il pittore Tancredi, nella casa di Peggy Guggenheim a Venezia, famosa collezionista americana, che sosteneva i giovani artisti.La casa è poi diventata sede della Fondazione Guggenheim, e una opera di Carla Accardi fa parte della collezione.Dal 1953 la sperimentazione pittorica di Carla Accardi, che si fonda sulla poetica del segno e del colore, si sviluppa in una nuova fase con forme articolate in alternanza tra bianco e nero.Michel Tapié, critico d’arte e teorico di una tendenza che chiama 'art autre', la invita ad esporre nel 1955 a Parigi, città con cui Carla avrà un lungo rapporto lavorativo, prima con la galeria Stadler e poi con altre gallerie e musei pubblici.Senz’altro una curiosità è la sua partecipazione ad un premio di pittura, istituito dalle Sorelle Fontana a Roma, molto conosciute per aver creato abiti per famose attrici, che realizzano un’abito ispirato ad una sua opera e a quelle di altri importanti artisti di quel periodo, come ad esempio Mimmo Rotella, autore del quadro alle spalle della modella.Tra i partecipanti c’erano anche altri artisti del gruppo Forma 1.Viene invitata alla Biennale di Venezia, nella XXXII edizione del 1964 in cui vince il Premio Mario Carena, e dove espongono per la prima volta gli artisti POP americani (nella foto è insieme a Gastone Novelli,  il pittore pop americano Robert Rauschenbherg, Andrea Cascella e Giuseppe Santomaso),Quell’anno il rapporto sentimentale con il marito Antonio Sanfilippo, diventato competitivo sul piano artistico, li porta alla rottura del matrimonio.Alla Quadriennale di Roma dello stesso anno, presenta per la prima volta, alcuni cilindri dipinti realizzati su un materiale plastico trasparente chiamato sicofoil (un lavoro originale e innovativo che la distinguerà dagli altri artisti) I rotoli saranno anche esposti anche alla Galleria Notizie di Luciano Pistoi a Torino nel 1965, insieme  alla 'Tenda', una struttura abitabile in plexiglass e sicofoil dipinto, prima sua grande opera tridimensionale, molto ammirata dai giovani artisti torinesi dell’Arte Povera. La Tenda verrà esposta molte volte, anche ad una Biennale di Venezia degli anni ’70, al centro di una grande sala dedicata a lei e a Andy Warhol, che aveva ricoperto le pareti con carta da parati che raffigurava ripetute e colorate teste di mucca. Qualche anno dopo un’altra installazione 'Ambiente arancio', realizzata con lo stesso materiale, sarà presentata alla Galleria dell’Ariete di Milano. Un’opera che riproduce un ombrellone e un lettino come immersi nel bagliore arancio del sole siciliano e che da un bel pò di anni scalda e rallegra il nord della Francia, visto che è nella collezione del Museo di Strasburgo.A questi primi grandi risultati espositivi ne susseguono tanti altri fino al momento in cui la pittura scompare fino ad annullarsi completamente, creando solo luci e ombre.Il colore e le forme vengono abbandonate a favore della trasparenza, rendendo la sua ricerca ancora più concettuale, per quasi 10 anni, fino al termine degli anni ’70.L’inizio degli anni ’80, è caratterizzato dal riutilizzo di tela e pittura (come abbiamo visto con le opere della mostra di Erice dell’83 all’inizio)E’ una nuova partenza, un nuovo dialogo con la pittura, con la memoria del passato, attraverso un rinnovamento.Fu quello il periodo del nostro primo incontro a Roma. Ci vedevamo in occasione delle sue mostre e lei veniva a tutte le mie inaugurazioni.Nel 1985 accettò anche di fare da madrina alla mostra 'Quartetto alla Torre di Mezzo' che con altri 3 artisti trapanesi fu organizzata da Peppe Occhipinti alla Torre di Marausa.Vi racconto un particolare episodio accaduto mentre arrivavamo in macchina per l’inaugurazione della mostra.Il cielo si tingeva di rosa per l’approssimarsi del tramonto e, superata una cunetta apparvero all’improvviso le saline immerse nella stessa tonalità di colore. Carla ebbe un sussulto di stupore.Nel corso della nostra amicizia non ho più letto sul suo volto una emozione pari a quella.Una sera, in occasione di una cena nella mia casa/studio di Roma, ammirando i miei lavori e l’insolito ordine che regnava, rispetto ai tipici atelier d’artista, Carla mi propose di sistemare il suo archivio riguardante i cataloghi delle mostre.Sfogliare, datare e mettere a posto la sua vita espositiva dal1946 è stata una vera e propria palestra: fisica visto che non si trattava solo di piccoli volumi, e soprattutto mentale.Terminato l’incarico, Carla mi ha mostrato un’opera che stava dipingendo.Si trattava di una tela di cm 220x160 ed era la metà di un dittico.Aveva dato solo una prima mano di colore e mi chiese un parere sull’opera. Potete immaginare l’imbarazzo nel dovere giudicare un’artista di quella portata, e la consapevolezza di non dare un parere banale.Da pittore vedevo che in un angolo della tela una forma non si sviluppava bene, così ho espresso il mio giudizio.Carla prese prontamente il carboncino con cui disegnava e iniziò ha correggere il segno curvilineo chiedendomi se andava bene e se avevo voglia di collaborare al suo lavoro. Era il 1987 e da quel giorno è iniziato un rapporto fatto di scambi di idee, progettazione mostre, contatti con gallerie e istituzioni, scelta opere e montaggio mostre.Nell’88 ho avuto la prima grande prova con la Biennale di Venezia, in cui Carla Accardi presentò 7 grandi dittici e un trittico in una sala personale che le procura un enorme successo di critica.La Biennale apre a Carla Accardi numerose possibilità espositive, a cui collaborai nella progettazione e tenendo rapporti con gallerie e importanti musei italiani ed esteri. L’anno dopo arrivò la mia prima grande prova come suo collaboratore:alla Biennale di Venezia, Carla Accardi presentò, in una sala personale, un trittico e 7 grandi dittici.Aveva frammentato i progetti perchè essendo il suo studio al 4 piano, realizzava le opere nella dimensione massima di cm 220x160 per fare in modo che riuscissero a passare attraverso il vano scala.Quella Biennale aprì a Carla numerose possibilità espositive, dopo un lungo periodo meno profiquo.Qualche mese dopo Carla scrisse la presentazione per la mostra 'Pittori&Pittori', che si tenne  alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, a cui partecipai con un dipinto su tavola, alto un metro e settanta, intitolato Barbarà, dal nome di una cantante francese: già allora i miei lavori contenevano un riferimento musicale.Quella fu per me la dimostrazione della stima di Carla per il mio lavoro, e a questo generoso episodio ne seguirono altri 2 nel corso della nostra amicizia e collaborazione.La mia carriera artistica cresceva quindi parallelamente al mio impegno di suo collaboratore artistico.Comunque non mancava a nessuna delle mie esposizioni di quegli anni, e fu naturalmente presente sia alla mia prima mostra personale, a Roma, dal titolo 'Yma Sumac', con dipinti di grandi dimensioni, presentata con un testo dello scrittore Fulvio Abate,Venne anche alla Temple Gallery di Roma, dove nel ’90 ho presentato anche la mia prima performance musicale, e a 'Canzoni in vetrina' nella Fiorella Gallery di Venezia, realizzata in occasione della Biennale del 1993. Attraverso la vetrina vedevo Carla, in mezzo alla folla, sorridere vedendomi cantare.Nell’estate del 1990 si era intanto inaugurata un’altra retrospettiva di Carla Accardi con opere dal ’65 al ‘90, nel Museo Case Di Stefano di Gibellina. Un grande progetto espositivo, vista anche la vastità degli spazi dell’ex granaio e per il cui allestimento, abbiamo utilizzato un modellino in scala per adattare le opere e verificarne l’effetto, e che credo oggi sia nella collezione del museo. Ricordo come fu divertente posizionare le piccole riproduzioni, proprio come Vespa quando descrive i plastici dei delitti a Porta a Porta.Nel ‘93, in occasione di una mia mostra colorata e originale personale alla Galleria Andrea Carreca di Trapani, venne all’inaugurazione (mi diceva sempre che noi eravamo 'Gli'artisti Trapanesi).Era presente all’inaugurazione anche l’allora sindaco di Gibellina il senatore Ludovico Corrao, e il Sindaco  di Trapani Michele Megale che aveva colto l’occasione per organizzare una cerimonia in onore di Carla Accardi in cui le fue consegnata l’onoreficenza 'Il mulino d’argento' nelle salone d’onore del municipio di Trapani.Carla ha conservato questo mulino in bella mostra su una mensola di cristallo del suo studio, fino alla fine dei suoi giorni.In quegli anni i viaggi con Carla per seguire il montaggio delle sue mostre diventarono sempre più frequenti, sia in Italia (Firenze, Milano, Torino) che all’estero (New York, Parigi, Vienna). Nel ’94 Fù invitata a presentare un giovane artista alla American Academy di Roma, allora ero giovane, fece il mio nome, e così realizzai un originale lavoro consistente in una installazione di legno dipinto di bianco, contenete un video di animazione in cui, due miei personaggi, interagiscono con i segni dei miei quadri, commentati da un brano in cui la mia voce, modificata al computer, diventa musica.Fu considerata un’opera all’avanguardia per quei tempi. Questa originitalità venne apprezzata dalla critica e dalle gallerie, e nel 1997 inizia la mia collaborazione espositiva con la galleria Espacio Minimo di Madrid.  Cominciai perciò a dividermi tra Carla, le nostre mostre in Italia, e le mie in Spagna. L’anno dopo Trapani dedica a Carla Accardi la prima retrospettiva. La mostra si tenne nei monumentali spazi della chiesa della Badia Grande e presso l’associazione Laboratori Officina di Renato Alongi, dove espose importanti opere storiche e tele recenti che dialogano splendidamente con gli spazi della chiesa e quelli di  Laboratori Officina, che si affacciava sul corso di Trapani dove anche Carla, da ragazza, passeggiava.L’allestimento fu curato dall’architetto Vitalba Liotti e venne pubblicato per l’occasione anche un esaustivo e importante catalogo.Carla fu molto contenta perché finalmente ritornava a Trapani non solo per le vacanze estive e per rivedere i suoi vecchi amici, ma per realizzare, nella sua città natale, una mostra di alto livello, che non aveva nulla da invidiare rispetto alle importanti esposizioni fatte in giro per il mondo.  Nel 2004 invece siamo invitati ad esporre insieme a Roma presso la gall. AAM Architettura.Per questa mostra a due, ho progettato un particolare dialogo tra me e Carla, visto che trovavo banale una mostra con opere sue e mie semplicemente appese alle pareti di una galleria. Ho scelto 8 dipinti su carta di Carla che facevano un percorso sintetico del suo lavoro e ho realizzato 8 miei lavoriche riproducevano i fogli dei vecchi quaderni di scuola, interamente disegnati e ingranditi, che commentavano l’opera di Carla Accardi con frasi rimate e disegni fatti con matite colorate, come visti dagli occhi di un bambino….un po’ cresciutello, per dire la verità.L’anno successivo a Roma viene consacrata la chiesa del Santo Volto di Gesù progettata dallo studio Sartogo, per la quale ha ideato la vetrata composta da grandi segni bianchi, che separa la cappella feriale dall’aula ecclesiale. Questa, come altre opere/installazione di grande formato, l’ho sviluppata al computer e seguito tutto il processo di realizzazione, dietro lo sguardo vigile dell’artista... s’intende.In quel periodo il lavoro di Carla Accardi è protagonista di diverse grandi personali itineranti in Italia e all’estero: Roma, Mosca, Lima, Buenos Aires, Cordoba, ecc. che le procurano una maggiore risonanza internazionale.Ma, superati gli ottanta anni d’età, la Accardi decise di diradare i suoi viaggi per assistere all’allestimento delle sue mostre e dedicarsi solo alla produzione delle sue opere.Fu così che passò a me l’incarico di seguire alcuni allestimenti secondo i criteri espositivi da lei fissati.Parallelamente al mio impegno con lo studio Accardi alternavo i miei soggiorni di lavoro in Spagna, che mi aveva dato grandi opportunità con esposizioni sia in galleria che nei musei, come al Reina Sofia per la mostra 'Don’t call it performance' che fece il giro dei musei spagnoli per concludersi al museo del Barrio di N.Y.In Italia Il museo Laboratorio dell’Universita la Sapienza di Roma mi invitò nel 2010 a esporre il lavoro relativo ai miei 20 anni di performances. Ho riempito il curvo salone del museo di costumi, foto, gadgets, inviti, progetti e installazioni relativi a quel periodo, illuminati da fari teatrali e neon colorati.Un’esposizione che mi ha dato la possibilità di dimostrare che il mio lavoro di performer artist, in Italia, è iniziato ben prima di molti altri, sviluppandosi dietro rigorose progettazioni.Non facevano parte della mostra né i miei quadri antecedenti al 1990 nè i miei ultimi lavori che si chiamano 'Per l’Appunto'.Così chiamati perchè nascono dagli appunti dei miei taccuini, ma anche perchè sono opere che denunciano la mancanza di equilibrio di questo difficile momento storico, attraverso tele irregolari in cui la rappresentazione figurativa perde la sua forma, e il colore si spande vorticosamente sui fondi.Solo il testo dipinto in argento da il corretto senso ed equilibrio, la giusta lettura dell’opera.Bisogna quindi fermarsi un po’ e riflettere, per vivere al meglio i ritmi di questi tempi sempre più frenetici.Sono in attesa di  un’altra occasione museale per coprire il mio intero arco operativo. L’ultima personale di Carla è nel 2013 con opere di grande dimensioni e con un nuovo 'Cilindro cono' in plexiglass e vernice, ispirato a un lavoro più piccolo del 1972.Questa è anche l’ultima opera di Carla a cui ho lavorato, dalla progettazione all’esecuzione, e l’ultimo viaggio fatto per seguire il montaggio di una sua mostra, realizzata nella galleria di Massimo De Carlo a Londra, nel quartiere di Myfaire.  <_div>A questo proposito vi racconto un Aneddoto: in fase di realizzazione chiesi a Carla se il colore originale del Cilindro cono era grigio o nero, alchè mi rispose prontamente: 'Antracite!', a testimonianza della sua lucida precisione fino alla fine.Chiudo questa carrellata di parole e immagini con una delle ultime foto di Carla Accardi al suo tavolo da lavoro, dove teneva tutti i giorni una tela o un foglio di disegno che aspettava di essere dipinto. <_div>Mi ha permesso di scattarle quella foto, anche se da qualche anno non amava più farsi ritrarre.Quel po’ di vanità femminile, che in fondo non guasta mai e che ha mantenuto con un sorriso fino alla fine di febbraio dello scorso anno, prima di salutarmi per l’ultima volta, con una carezza sulle mani."  Francesco Impellizzeri <_div> INella foto in basso: il maestro Francesco Impellizzeri con il dott. Enzo Vitrano.

Immagine riferita a: Un'esperienza trentennale con Carla Accardi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  L’avv. Massimo Occhipinti (a destra nella foto in basso) ha analizzato gli aspetti artistici di alcune pittrici dell’’800 europeo con particolare interesse alla scuola degli impressionisti. Si riporta qui di seguito la sua relazione integrale.  "Ottocento: tre artiste donne.Prima di parlare delle tre donne artiste che ho scelto e che sono altamente rappresentative di tale secolo, mi preme di comunicare alcune idee su tale periodo storico. 

Immagine riferita a: Un'esperienza trentennale con Carla Accardi

Con ciò non è possibile dare a tale secolo un giudizio. Intanto sicuramente non è  mio compito  farvi conoscere i fatti storici di tale periodo: sono  certo che ognuno di voi,  in grandi linee li conosce. E’ necessario che ci si ponga il problema, cercando e trovando la propria personale soluzione  sul contesto, storico politico e sociale nel rapporto con l’arte.Occorre rimarcare, sempre per sollecitare una riflessione assolutamente personale, il fatto che l’Ottocento è il secolo della rivoluzione industriale fenomeno che , a mio personale giudizio, influenza le espressioni artistiche più di ogni altra cosa, in quel periodo.Da un punto di vista artistico gli altri secoli, sia pur con la consapevolezza di semplificare, nel pensiero collettivo è molto più semplice definire il seicento come il secolo del barocco ed a ritroso, il cinquecento come il secolo del manierismo ed il precedente come il secolo del rinascimento che pure affonda le sue radici nel secolo ancora precedente.Orbene, secondo opinioni illustri, per parlare dell’ottocento in arte, basta dire: 'l’ottocento', in quanto lo stesso non trova in sé un solo stile prepotentemente prevalente, ma ne trova diversi, il neoclassicismo che si richiama al secolo precedente (oltre che all’antichità), il realismo ed il romanticismo, in arte espresso in particolare, secondo diffusa opinione da Géricault (la zattera della medusa al Louvre) e da Delacroix (vedasi i noti quadri con la bandiera francese inneggianti al nazionalismo ed alla rivoluzione presenti al Louvre).L’opera di David 'Il giovane Bonaparte a cavallo  che supera il San Bernardo', opera prodotta all’inizio dell’ottocento rientra nel neoclassicismo ed è a mio giudizio  di grande raffinatezza e di abilità tecnica ma  retorica e celebrativa.Ma solo per la presenza nel primo periodo di tale secolo delle opere di Goya, autore rivoluzionario nelle forme e nell’espressione e non meno del Caravaggio che operò in epoche precedenti, l’ottocento può essere considerato un grande secolo anche in arte.Nella seconda parte del secolo, a seguito delle nuove scoperte dell’ottica sorge l’impressionismo, movimento di rottura rispetto agli stili precedenti. L’impressionismo si ribella alla rivoluzione industriale e recupera anche un nuovo rapporto con la natura: gli artisti dipingono all’aperto. Si opera con il colore puro, ed il suo vero fondatore è Monet con il sua quadro: Impressione -il sorgere dell’alba.Tale opera è stata replicata numerose volte dal maestro, variando sempre i colori ed accorgendosi delle continue variabili tonali presenti nella natura.Ma nel secolo che inizia con Bonaparte  a cavallo del David non può essere accettato un autore che coglie le sensazioni espresse dalla natura con brevi segni e rapide pennellate. Tali autori vennero poi rifiutati: refusés.Ho fatto questo appunto anche perché due delle tre  artiste donne che ho scelto, sono impressioniste e si tratta di Berthe Morisot e di Mary Cassat, mentre la prima è una realista ed è Rosa Bonheur.Tutte e tre sono da considerarsi artiste dell’ottocento.Mary Cassat muore nel 1926, ma va considerata dell’ottocento, infatti nel novecento continua con i moduli creativi dell’ottocento e rifiuta ogni esperienza innovativa benché nell’ottocento sia stata un’artista grandemente rivoluzionaria ed abbia anticipato le scelte delle artistiche  del secolo successivo.Ma torniamo a Rose Bonheur. Nasce nel 1822 in Francia dove muore nel 1899.IL quadro che di questa pittrice realista mi preme mostrare è la 'fiera dei cavalli'. Opera somma presente ancora oggi al Metropolitan Museum di New York.Nel quadro i cavalli galoppano furiosamente da tutte le parti, la pittrice si sofferma sulla loro forza muscolare, sul moto. Non celebra alcun potere, non cade nell’illustrazione, ma esprime  vivacità, elementarità ed al tempo stesso, complessità della composizione. Il quadro, pur raffigurando gli animali, esprime una società opulenta dove la gente si incontra per la compra e la vendita dei cavalli, dove tutto è vivo e vivace, dove non vi è celebrazione, ma una grande gioia fine a sé stessa nei termini di un’assoluta libertà di espressione.La moglie di Napoleone III Eugenia, la premia con la legion d’onore  e così per la prima volta viene insignita una donna da una donna. L’Imperatrice rimarca che il genio è genio, non è solo maschile ma è anche femminile.Riprendendo la moda pittorica inglese di ritrarre gli animali, la stessa, secondo l’aneddotica che vuole sottolineare il suo realismo tiene una pecora nel piano alto della propria casa, da poter raffigurare quando vuole ed il fratello le porta una capra nel suo studio sempre per la sua stessa esigenza.Frequenta il mattatoio per studiare l’anatomia animale.Rose Bonheur è considerata l’artista donna che ha avuto maggior successo in tutto l’ottocento, nell’ambito delle artiste donne.Le altre due artiste di cui vi ho accennato sono la Morisot e la Cassat .Berthe Marie Morisot nasce il 14/1/1841 a Bourges e muore nel 1895 a Parigi.Pronipote di Jean Honoré Fragonard, seguì i suoi corsi privati di disegno classico con la sorella Edma ed Yves dal maestro Guichard, infatti le venne vietato di frequentare école des beaux arts di Parigi, essendo donna.La sorella Edma e Lei erano molto stimate dal maestro, tuttavia Edma, sposandosi, preferì abbandonare la pittura, dopo avere eseguito brillantemente il ritratto del marito.Berthe Marie invece continuò e Guichard le presentò Corot, (pittore realista e romantico) allievo di Délacroix. Guchard la definirà un’artista di talento 'non da salotto' e previde una vita dominata dall’arte.Fu modella di Manet e sposò il fratello Eugene.Seguì, da quel momento, in modo originale l’impressionismo.Pare che nel quadro: 'la madre e la sorella' Manet sia intervenuto e poi lei si pentì di avergli consentito di operare su un suo quadro. Dal maestro avrebbe voluto solo qualche consiglio, non un intervento pittorico sulla tela.Espone con gli altri impressionisti nel 1874 e ottiene consensi e stroncature.Risolve la sua arte nel superamento della lezione di Corot.Ritrae prevalentemente figure femminili, bambini e scene familiari.Mary Cassat Stevenson nasce a Pittsburgh in Pennsylvania nel 1844 e muore in Francia nel 1926.Contrariamente alle altre due artiste donne vive anche nel secolo successivo.Tuttavia, a pieno titolo, può dirsi artista dell’ottocento.Infatti da impressionista innovativa quale era stata nell’ottocento, rifiuta nel novecento tutte le forme di postimpressionismo e tutti le esperienze artistiche del nuovo secolo restando legata ai modi dell’impressionismo.Il padre è un ricco agente di cambio ed il fratello diventa presidente delle ferrovie della Pennsylvania.E’ una donna indipendente e moderna. Studia arte alla Pennsylvania Academy of the fine arts, poi si reca a Parigi, dove viene ammessa all’école des beaux arts. La Morisot invece, come detto, non riuscì ad essere ammessa. E’ allieva del maestro Charlie Chaplin (che non ha nulla a che vedere con l’artista cinematografico).Passa gran parte del suo tempo al Louvre per fare studi sui maestri del passato.Aderisce, abbiamo detto, all’impressionismo ed è amica di Degas.Partecipa alla mostra degli impressionisti nel 1879 con Sysley, Monet, Renoir, Manet e Cézanne.Ottiene successo maggiore dei maestri impressionisti e compra delle loro opere.Molto intenso il rapporto con Degas. Mi fa piacere citare il famoso quadro : 'ragazza che si acconcia i capelli'. Pare che sorse una contesa artistica fra lei e Degas. Degas sosteneva che per realizzare un’opera bella, anche il soggetto rappresentato dovesse essere bello, la Cassat si oppose e rappresentò una giovane non bella, anzi goffa, insicura, dal gesto impacciato con l’opera che ho appena richiamato. Degas ammise che la Cassat aveva realizzato un capolavoro.E poi visionando questa’opera ci si accorge che l’espressione in arte vale più  della bellezza. Ciò ha fatto della Cassat un’artista che ha anticipato il novecento e perché no, l’espressionismo.Guardando ad esempio le opere di Kathe Kollwitz, autrice del novecento ci si rende conto come quest0’ultima abbia portato fino all’estremo limite tale concetto che pure era stato anticipato dalle idee di Mary Cassat.Ora, per concludere ho parlato di artiste donne e francamente non credo però che si possa distinguere fra espressione femminile ed espressione maschile.La critico d’arte Karen Petersen vede nelle composizioni raffiguranti coppie femminili, una tipologia compositiva femminile dell’arte, puntando l’accento in particolare sul quadro 'le due Frida' di Frida Khalo. Io penso che l’arte non ha genere ed è comunque stato uno sviluppo positivo che  nell’ammissione alle accademie non si operino più discriminazioni di genere."       

<_div> La sala affollatissima

Immagine riferita a: Un'esperienza trentennale con Carla Accardi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Autore Prof-Greco

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Inserito il 20 Marzo 2015 nella categoria Relazioni svolte